Relazioni germano-francesi. Francia - Germania: rapporti lontani dall'ideale

Relazioni germano-francesi.  Francia - Germania: rapporti lontani dall'ideale

La cancelliera tedesca Angela Merkel arriva a Parigi per colloqui con il presidente della Faancia Francois Hollande. Lo scopo dell'incontro è sviluppare nuove idee per rafforzare l'eurozona. Il giorno prima, la Francia ha ricevuto altri due anni dall'Unione Europea per coprire il proprio disavanzo.

Il tema dei disaccordi franco-tedeschi è da un mese uno degli argomenti principali nelle discussioni politiche europee. Tutto è iniziato con il passaggio successivo contenuto nella bozza di documento programmatico del Partito socialista ora al potere in Francia. Frammenti di esso sono stati pubblicati sul suo sito web alla fine di aprile dal quotidiano francese Le Monde.

"Il progetto europeo è ora minacciato da un connubio di convenienza tra le aspirazioni thatcheristiche dell'attuale premier britannico, che accetta solo un'Europa sempre arrendevole alle sue richieste, e l'egoistica intransigenza della cancelliera Merkel, che non pensa ad altro che alla i depositi dei risparmiatori tedeschi, la bilancia commerciale e la prospettiva della sua stessa rielezione... L'amicizia tra Francia e Germania non è la stessa cosa dell'amicizia tra la Francia e la politica europea della cancelliera Merkel". Questa è forse la critica più aspra nei confronti della Germania e del suo leader in molti decenni da parte dei rappresentanti politici della Francia - un paese che, nonostante i rapporti storici tra Parigi e Berlino fossero molto difficili, è stato a lungo considerato il più stretto alleato della Germania in Europa.

Sorridi, qualunque cosa accada

Carburante è stato recentemente aggiunto al fuoco dall'ex primo ministro francese Francois Fillon, che durante una visita a Berlino ha affermato che le relazioni tra i due paesi "poche volte sono state così brutte". Fillon, rappresentante dell'Unione per un Movimento Popolare di centrodestra, ovviamente, ha un suo interesse politico. La destra sta ancora vacillando per la sconfitta alle elezioni presidenziali dello scorso anno, vinte dal leader socialista Francois Hollande. Ora è vantaggioso per loro presentare i loro rivali, in primo luogo, come un partito diviso (cosa che lo stesso Hollande ha indirettamente confermato, che non era d'accordo con le critiche della Merkel), e in secondo luogo, come una forza che cerca di minare la cooperazione con la Germania e quindi la stabilità in Europa. Ma la portata del dibattito che è iniziato nella stampa, nei circoli politici e intellettuali europei suggerisce che non si tratta solo di una questione di rivalità politica, ma di qualcosa di più serio. I problemi si sono infatti accumulati nelle relazioni franco-tedesche. E sono legati soprattutto alle visioni diseguali di Parigi e Berlino in uscita dalla crisi economica in cui si sono trovati i paesi dell'eurozona e, più in generale, l'Unione Europea. Il governo di Angela Merkel sta sottolineando l'austerità e parametri di bilancio ristretti come chiave per la ripresa economica. Al contrario, i socialisti di François Hollande considerano le principali misure per stimolare la crescita economica - anche se per questo è necessario indebolire leggermente la disciplina finanziaria.

Dopo la pubblicazione del testo con le accuse contro Angela Merkel, la dirigenza dei due Paesi ha diligentemente finto che non fosse successo nulla. Sono seguite assicurazioni da entrambe le parti: si dice che il tandem franco-tedesco, considerato il principale pilastro e motore dell'Unione Europea, sia forte come prima. I giuramenti di amicizia sono diventati tradizionali per gli incontri tra i leader dei due paesi da mezzo secolo fa, quando il presidente francese Charles de Gaulle e il cancelliere tedesco Konrad Adenauer gettarono le basi del moderno partenariato franco-tedesco. Anche François Hollande ha reso omaggio a questa tradizione, durante la sua prima visita in Germania da presidente, ha proclamato in tedesco nel suo discorso: Es lebe deutsch-französische Freundschaft! "Lunga vita all'amicizia franco-tedesca!"

Nelle ultime settimane, nel discutere i rapporti con la Francia, la stampa tedesca si è sforzata di essere il più corretta possibile e di non offendere i vicini con aspri attacchi. Tuttavia, le "i" erano punteggiate, ad esempio, in un commento editoriale sul quotidiano Die Welt: "Con l'aumento della disoccupazione in Francia, così come il deficit di bilancio, mentre la popolarità del presidente François Hollande continua a diminuire, i tentativi dei socialisti al potere di ottenere una sorta di svolta politica diventano sempre più disperati".

A Parigi, ovviamente, la situazione è vista in modo leggermente diverso. Ecco cosa afferma Alfred Grosser, pubblicista francese ed esperto di Germania: I socialisti francesi non sono gli unici ad attaccare la Merkel. Questi attacchi sono diventati una moda quasi ovunque. Anche chi è stato fedele alla Merkel fino ad ora dice anche che è impossibile andare avanti così, perché alcuni Paesi potrebbero semplicemente morire, osservando il rigido regime economico da lui prescritto. E anche la Francia teme un fiasco se costretta a risparmiare troppo".

Così, il leader del paese europeo economicamente più potente diventa bersaglio di attacchi. Ciò influenzerà le relazioni della Germania con la Francia, che sono andate lentamente ma inesorabilmente migliorando nel corso dei decenni del dopoguerra? Lo scrittore tedesco Michael Kleeberg, che ha vissuto molti anni a Parigi, ritiene che i disaccordi tra francesi e tedeschi non siano solo politici. Hanno anche un certo background psicologico. In un recente saggio radiofonico intitolato "Amicizia e inimicizia tedesco-francese", Kleeberg ha osservato:

"I tedeschi usano spesso la parola "amicizia" in relazione ai francesi. I tempi della guerra sono finiti, ma lo schema delle relazioni franco-tedesche non è cambiato molto. Forti abbracci da parte nostra tedesca - e costanti timori per il potere tedesco con Nel frattempo, non abbiamo ancora i tentativi del presidente François Mitterrand di impedire l'unificazione della Germania e il fatto che ha accettato solo in cambio del consenso del cancelliere Helmut Kohl con l'introduzione di una moneta unica in futuro: l'euro , poiché presumeva che il rifiuto del marco avrebbe indebolito l'economia tedesca, vengono dimenticati.Ma noi tedeschi, amiamo la Francia, e i francesi non si fidano di noi. Era ed è tuttora. Se la corrente, rispetto al passato, rapporti ancora meno tesi continuano, allora questo dovrebbe essere a nostro vantaggio. Ma dovremmo aggiungere ai rapporti con il paese vicino un po' di fredda razionalità. Ma possono i tedeschi amare e pensare allo stesso tempo?"
Nuova tendenza della moda: flessibilità

Non si parla però di revisione della cooperazione tra i due principali paesi europei né a Berlino né a Parigi. Entrambi i leader - Merkel e Hollande - si aspettano ancora di elaborare entro fine maggio raccomandazioni congiunte sullo sviluppo economico dell'Unione europea. Per fare questo, Angela Merkel si reca a Parigi il 30 maggio. Lì, tuttavia, dovrà affrontare tali approcci per superare la crisi economica europea, che per molti aspetti contraddicono il suo. Un esempio è la posizione del ministro delle Finanze francese, Pierre Moskovisi, che ha visitato Berlino all'inizio di maggio. Alla vigilia della visita ha dichiarato: "Siamo la seconda economia in Europa e la quinta al mondo. E sono già stanco di ascoltare le lamentele. Noi - grande Paese, e il nostro presidente lo governa di conseguenza, in quanto paese grande, attraente e competitivo. Posso capire perché i liberali e i conservatori tedeschi ora stanno facendo una campagna contro la Francia. Lo fanno perché gli eventi recenti non hanno portato loro il successo. Del resto si tratta di un cambiamento nella dottrina fondamentale della Commissione Europea, che per la prima volta affermava: dobbiamo preoccuparci anche della crescita economica. Sono necessarie riforme strutturali, sì, ma senza questo feticismo su un deficit di bilancio del tre per cento entro una data prestabilita".(Riferito al limite del disavanzo di bilancio del 3% prescritto da Bruxelles e sostenuto da Berlino).

Tuttavia, sia Angela Merkel che il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schaeuble hanno concordato o con la richiesta o con la richiesta della Francia di concederle altri due anni per consolidare il bilancio del Paese nel quadro delle prescrizioni tutte europee. Merkel ha dichiarato: "A fine maggio il Consiglio europeo valuterà e valuterà l'equilibrio tra le necessarie riforme strutturali e lo sviluppo economico. Sono ottimista e attendo il consenso della maggioranza". E Schäuble ha detto in un'intervista a WDR: "Non criticheremo pubblicamente la Francia. È molto difficile, con sindacati francesi forti, realizzare le necessarie riforme sviluppate dalla Commissione europea".

Nell'ultimo anno, la direzione della politica economica dell'UE è leggermente cambiata, non senza la chiara influenza di Parigi. Ecco cosa ne pensa Martin Winter, editorialista della Süddeutsche Zeitung: "La nuova bacchetta magica a Bruxelles si chiama flessibilità. Dovrebbe prima di tutto rassicurare quei Paesi che già dipendono dagli aiuti europei. La stessa flessibilità dovrebbe evitare che altri, come l'Italia o la Francia, debbano richiedere assistenza finanziaria. L'idea è semplice: si rimandano le riforme, la riduzione del debito pubblico e i tagli di bilancio: quanto pianificato e promesso quest'anno è fallito, niente, il rispetto delle promesse sarà posticipato di un anno o due Si può dubitare che la crescita economica e la creazione di lungo questo percorso si raggiungeranno nuovi posti di lavoro Gli stati sono ancora indebitati e le loro opportunità di investimento non saranno tra un anno bó più grande di adesso.

Il nuovo Presidente del Consiglio d'Italia, Enrico Letta, ad esempio, non si "dimentica" a caso di rispondere alla domanda sui tempi delle riforme. Del resto, da un lato, vuole consolidare il bilancio, e dall'altro, ha di fatto annullato la politica di austerità. Queste due cose possono essere combinate solo con l'aiuto di trucchi sulla carta, quando non si tiene conto degli investimenti pubblici come fattore di aumento del debito pubblico e del deficit di bilancio. Tali trucchi rendono i bilanci più belli, ma non fanno nulla per aumentare la fiducia dei potenziali investitori. Tuttavia, non è questo il punto. Gli oppositori della linea tedesca, la linea Merkel, cercano semplicemente di liberarsi almeno in parte della pressione politica a cui sono sottoposti. Allo stesso tempo, contano su un possibile indebolimento delle posizioni politiche della Merkel in futuro e, di conseguenza, sul fatto che ci saranno meno rimproveri da parte sua nei loro confronti".

È interessante notare che alcuni esperti francesi sono più d'accordo con le loro controparti tedesche che con i loro stessi politici. Ecco il parere di Isabelle Bourgeois, dipendente del Centro francese per l'informazione e la ricerca sulla Germania moderna (CIRAC).

Perché i socialisti francesi criticano Angela Merkel?

- Innanzitutto perché non possono criticare l'Europa stessa, perché la Francia è lo stato fondatore dell'UE. Del resto è facile criticare Angela Merkel, facendo un tale clamore, si può passare sotto silenzio il fatto che gli attuali guai della Francia, in particolare il problema della competitività, sono il risultato del fatto che i politici francesi non hanno attuato le riforme necessarie . La Francia ha un sistema di sicurezza sociale eccessivamente costoso. Ha bisogno di essere riformato molto tempo fa. Non lo fanno. Certo, è più facile criticare Angela Merkel e dire ai francesi che possiamo continuare a vivere al di sopra delle nostre possibilità.Merkelsemplicemente giocail ruolo di capro espiatorio.

- I giornalisti francesi scrivono che il problema è che i rapporti personali tra Francois Hollande e Angela Merkel non hanno funzionato, ricordando che il predecessore di Hollande alla presidenza, Nicolas Sarkozy, aveva rapporti molto più cordiali con il cancelliere tedesco. Sei d'accordo con questo?

Voglio ricordarvi che all'inizio della presidenza di Nicolas Sarkozy, il suo rapporto con Angela Merkelancheerano tutt'altro che semplici.E a proposito direlazione traGiacomoChirac eGerhardShreAnche i derom all'inizio sono stati difficili, poi sono riusciti a lavorare insieme.mquotidianoin praticada parte di tutti i presidenti francesi e dei cancellieri tedeschi, le relazioni all'inizio non lo feceroandò bene. Ogni volta passavano molti mesi prima che trovassero un linguaggio comune. È sempre stato così. Ma in un modo o nell'altro devono farlospostareeessere compromessoperché Francia e Germania sono semplicemente obbligate a condurre un dialogo. Questi due paesi devono raggiungere un risultato comune nell'interesse dell'intera Europa. La situazione odierna è complicata dal fatto che in Germania è in corso una campagna elettorale.

- Francois Hollande spera che i socialdemocratici salgano al potere in Germania, con i quali gli sarà più facile trovare un linguaggio comune?

– È troppo presto per fare previsioni sull'esito delle elezioni in Germania. tuttaviafinosi ha l'impressione che non valga la pena aspettare un cambio di potere. Ma anche nel caso in cui la sentenzamuDemocrazia Cristianamuunioneaarriva il Partito socialdemocratico, François Hollande si sbaglia se la pensa cosìsocialdemocratici tedeschiterràqualitativamentealtra politica europea. Sarà la stessa politica, perché in Germania c'è un consenso tra i maggiori partiti sull'EuropaOhpoliticoe.

– I francesi oggi stanno cercando di rivedere le relazioni bilaterali con Berlino, che lunghi anni servito come base per la costruzione europea e trovare nuovi partner?

- Veramente, i francesi ora stanno provando a farlo, ma questa non è altro che una tattica. E senza successo, perché Francia e Germania sono semplicemente costrette a lavorare insieme, che lo vogliano o meno. Altrimenti, l'Europa si fermerà. Certamente, puoi provare a creare una coalizione con gli inglesi, con i paesi dell'Europa meridionale, ma prima o poieritorno alle origini, ainterazioneFrancia e Germania.hi nostri due paesi sono così strettamente collegati che non possono più conviveresenza un amico. Ricordiamoci che i passaggi più importantiincomune europeoeesimo politicoeeranofattograzie a questi due paesi (ovviamentecon il consenso degli altri), Per esempio, adozione di una moneta comune europea. Oggi, quando è necessario decidere quali istituzioni politiche in Europadovrebbecrearee quali riformare, Francia e Germania, senza dubbio, dovrebbero lavorare insieme.

- Cosa è necessario oggi per migliorare le relazioni tra i due paesi? Cosa si aspetta Angela Merkel da François Hollande?

François Hollande deve impegnarsirelativo al controllo economicosituazionia lei. In altre parole, fare cosaquello che gli spagnoli, i portoghesi, gli italiani cominciarono a fare in casa. Cioè, le riforme, necessario per rendere la Francia più competitiva. In poche parole: è necessario riformare il sistema pensionistico, perché non ci sono più fondi per finanziarlo. INin Francia solo una generazione e mezza lavora e finanzia le pensioni di tutti gli altri. In Germaniastessolavorare e finanziare le pensioni per tre generazioni. Un altro grosso problema è il mercato del lavoro. Deve essere reso più flessibile. In Francia il diritto del lavoro è troppo rigido, troppo protezionista, tutela chi ha un lavoro a tempo indeterminato, ma non permette a chisuocercando. Per i datori di lavoro oggi è troppo difficile e costoso assumere nuovo personale per un lavoro a tempo indeterminato. Il prossimo passo dovrebbe essere l'alleggerimento del carico fiscale per le imprese, ridistribuendo il gettito fiscale in modo tale che i francesiele imprese potrebbero prosperare.

– Qual è l'atteggiamento verso l'unione con la Germania oggi nella società francese?

hcondividere la sfera politica, dove attualmente i rapporti non sono molto buoni, eccomeentrambi i popoli si relazionano tra loro. mAmmiriamo i tedeschi, l'industria tedesca. In fondo, i francesi sognano persino un presidente che assomigli ad Angela Merkel. Per quanto riguarda l'atteggiamento nei confronti dell'Unione europea, non è male, mae- ancora peggio dialcunialtri paesi. Il fatto è che in Francia non ci spiegano quali vantaggi ci ha dato l'Unione europea. I politici che non vogliono le riforme si lamentano continuamente che Bruxelles ci costringe a farlofare questo e quello. Allo stesso tempo, dimenticano che se Bruxelles li obbliga a fare qualcosa, è solo perchésiLa Francia ha firmato l'accordo corrispondente.
Economia e politica, quantità e qualità

Forse l'attuale divergenza tra Berlino e Parigi è una sorta di "transizione dalla quantità alla qualità". Molte sono le differenze tra i modelli economici dei due paesi, e in tempi di crisi, quando è l'economia a diventare un fattore di prima grandezza, queste differenze acquistano significato politico. L'economia tedesca è circa un quarto più grande dell'economia francese - probabilmente da qui i continui timori dei francesi sulla potenza tedesca, di cui ha parlato Michael Kleeberg. (E allo stesso tempo - l'ammirazione per l'industria tedesca e i suoi successi, menzionata da Isabelle Bourgeois.)

Contrariamente agli stereotipi, i francesi lavorano non meno e non peggio dei tedeschi. La produttività del lavoro è misurata dalle organizzazioni internazionali come la quota del PIL prodotta da un lavoratore durante un'ora di lavoro. Quindi, in Francia questa cifra è di 58 dollari e in Germania - 56 dollari. La differenza è piuttosto piccola, ma lo è, ea favore della Francia. Tuttavia, l'economia francese è in recessione, mentre quella tedesca riesce ad evitarla. Una delle ragioni di ciò può essere considerata la maggiore inclinazione dello Stato francese al dirigismo, all'intervento diretto nei processi economici. L'anno scorso, un conflitto tra il ministero dell'Economia francese e la più grande azienda siderurgica del mondo, Arcelor Mittal, che ha deciso di chiudere parte della produzione in uno dei suoi stabilimenti nella Francia orientale, ha fatto molto rumore. Il capo del dipartimento economico ha poi affermato di non escludere la possibilità di nazionalizzare l'impresa, aggiungendo poi che la Francia non era affatto interessata alla presenza di Arcelor Mittal nel Paese. Quindi le parti hanno raggiunto una sorta di compromesso, ma tale comportamento dei funzionari, ovviamente, non ispira gli investitori. Una situazione simile sorse presto intorno all'impresa dell'azienda americana buon anno(meglio conosciuto per i suoi pneumatici per auto) nel nord della Francia.

Ci sono anche altri fattori. Così, in Francia - il più alto pagamento sociale delle imprese nell'Unione europea - quelle detrazioni che il datore di lavoro fa per i suoi dipendenti nelle assicurazioni sociali e nei fondi pensione. Il salario medio nell'industria francese è superiore a quello tedesco, rispettivamente 34 e 30 euro l'ora. L'età pensionabile, invece, è più bassa: i francesi vanno in pensione a 62 anni, i tedeschi a 65. In Germania, nel 2003, è stata avviata una profonda riforma del diritto del lavoro. Prevedeva, in particolare, la riduzione delle indennità di disoccupazione - sia in termini monetari che in termini di pagamento. L'intenzione era chiara: stimolare la ricerca del lavoro da parte di chi l'ha perso. Ciò ha causato molta resistenza da parte dei sindacati, ma alla fine la riforma è stata attuata. Il risultato è evidente: il tasso di disoccupazione in Germania - 5,5%, in Francia - il doppio, l'11%. Di recente la camera bassa del parlamento francese ha approvato un disegno di legge sulla riforma del mercato del lavoro, ma è meno radicale di quello tedesco. In generale, i francesi godono di maggiori garanzie sociali rispetto ai tedeschi (sebbene la Germania sia anche uno stato sociale) e sembrano pagare il prezzo dell'eccessivo ammontare di queste garanzie con la lentezza dell'economia e il suo declino.

Molto probabilmente, le differenze tra le ricette per superare la crisi offerte da Berlino e Parigi non porteranno ancora a una rottura tra i due Paesi. La consapevolezza da parte dei loro leader del fatto che senza la cooperazione franco-tedesca l'integrazione europea e, in generale, un'Europa normalmente funzionante è semplicemente impossibile, giocherà un ruolo. In realtà, la già citata “moda per la flessibilità” ne è già una conseguenza. Berlino e Parigi non vogliono litigare, ma finora la parte tedesca, nonostante tutte le sue carte vincenti economiche, deve fare qualche concessione in più rispetto alla parte francese. Sembra che ora l'intera UE possa trovarsi di fronte a una scelta tra la riconciliazione tra Berlino e Parigi, anche esterna, e gli sforzi decisivi contro la crisi. Questo è il caso in cui è difficile dire se una cattiva pace sia davvero meglio di una buona lite.

La coppia franco-tedesca agli occhi della Francia ha continuato ad essere un elemento necessario dell'armonia interna europea, ma l'equilibrio di potere e di ruoli in essa è cambiato dopo l'unificazione della Germania. Già E. Balladur ha parlato del rinnovo del "contratto franco-tedesco", riferendosi a tre ambiti: - il passaggio a una moneta unica europea, - il riavvicinamento culturale tra i due paesi, che implica non solo la conoscenza reciproca della lingua e della cultura, ma anche con la cultura politica "nello spirito delle relazioni di solidarietà tra due popoli nel rispetto della loro identità 344", nuovi principi di riavvicinamento tra i due Paesi: nessuna solidarietà rafforzata senza la Francia e la Repubblica federale di Germania e nessuna solidarietà rafforzata tra la Francia e la Repubblica federale di Germania, che non sarebbe aperto ad altri membri dell'UE che sono disposti e in grado di partecipare a queste relazioni. Alla luce dei mutamenti degli equilibri di potere nell'UE, J. Chirac ha introdotto un nuovo aspetto sul tema del rinnovamento dei rapporti nella coppia franco-tedesca: in questo contesto, ha parlato della necessità di una stretta cooperazione europea con la Gran Bretagna . Durante la prima visita di J. Major a Parigi, J. Chirac ha dichiarato: “Nello stato attuale dell'integrazione europea, la qualità delle relazioni franco-tedesche è la cosa principale per ulteriori progressi, ma questo non basta /./. Non possiamo costruire l'Europa senza l'Inghilterra».177 Non va dimenticato che sia de Gaulle che Mitterrand hanno fatto ricorso a simili tattiche del "triangolo" per bilanciare l'influenza della FRG in Europa. Allo stesso tempo, la Germania a quel tempo manteneva legami molto più stretti con l'Inghilterra. Parlando del ruolo della Gran Bretagna nella costruzione europea, insieme alla coppia franco-tedesca, Chirac ha lasciato intendere che il concerto delle nazioni sovrane sarebbe rimasto per lui un principio fondamentale della politica europea. Inoltre, non bisogna dimenticare che, dopo aver aderito all'idea dell'Unione monetaria europea, Chirac ha attribuito grande importanza alla potenziale partecipazione dell'Inghilterra ad essa: sottolineando ruolo importante l'ultimo dei progressi dell'Ue, il presidente francese ha così voluto spingere il primo ministro britannico a entrare con decisione nell'UEM. Allo stesso tempo, la suddetta affermazione vuole ricordare che la coppia franco-tedesca continuerà a svolgere un ruolo centrale nel processo di integrazione. A favore di quest'ultimo si è espresso il deciso sostegno di Chirac alla transizione verso una moneta europea e alla convergenza dei concetti di difesa dei due Paesi, in particolare i passi della Francia nella direzione atlantica. Per rappresaglia, nel 1997 la Germania ha sostenuto con forza ma senza successo la richiesta francese che il comando regionale sud della NATO fosse trasferito a un europeo. La cooperazione alla risoluzione della crisi nell'ex Jugoslavia portò anche al consolidamento della coppia franco-tedesca: in Bosnia la brigata franco-tedesca effettuò la sua prima operazione di mantenimento della pace. Un importante risultato della cooperazione franco-tedesca è stata la conclusione di un accordo bilaterale a Norimberga (9 dicembre 1996), integrato dalla firma del "Concetto franco-tedesco unificato nel campo della difesa e della sicurezza". Non si trattava solo di un riavvicinamento delle posizioni, ma anche di muoversi verso l'autonomia della difesa europea. La Germania ha accettato l'integrazione dell'UEO nell'UE. In cambio, la Francia è stata costretta a rifiutarsi di riconoscere la propria esclusività in campo nucleare, poiché il testo del Concetto affermava che "la massima garanzia della sicurezza degli Alleati sono le forze nucleari strategiche dell'Alleanza, in particolare le forze nucleari degli Stati Uniti"178. Ciò ha minato il desiderio della Francia di fare delle proprie forze nucleari la base di un'autonoma deterrenza nucleare europea. Giustificando un tale compromesso, D. Vernet ricorda la storia del rifiuto francese del trattato EdC (ETS - francese): «Non siamo più nel 1954, ma ci vuole un po' per una coorte di integristi179 d'Europa, specialisti in anti- Germanismo, per uscire dalle file della maggioranza al potere e dell'opposizione, anelando alla "difesa nazionale". Rifiutando l'Europa nella NATO, otterranno una NATO senza Europa, proprio come gli oppositori dell'EOC, rifiutandosi di riarmare la Germania in Europa, hanno portato la Germania al riarmo nella NATO. Ricordiamo che i gollisti erano ardenti oppositori dell'EdC, quindi la conclusione dell'Accordo di Norimberga da parte di J. Chirac può essere considerata una manifestazione di realismo. Il presidente francese ha fatto i conti con la tutela della Nato, in primis americana, consapevole dell'impossibilità di creare una difesa puramente europea. Non sorprende che una tale deviazione dalla tradizione di sicurezza della Quinta Repubblica abbia suscitato critiche. A. Jox ha affermato che il testo del concetto franco-tedesco è nell'interesse degli Stati Uniti: "La sottomissione alle intenzioni degli Stati Uniti oggi prende la forma di creare attivamente un sostegno autonomo dell'Alleanza attorno al nucleo franco-tedesco , che potrebbe liberare l'America dall'obbligo di mantenere l'ordine in Europa con i metodi classici di intervento, e le ha permesso di realizzare il suo grande sogno: regnare con la sua superiorità tecnologica e finanziaria e non usare mai più le sue 349 truppe di terra. Le relazioni franco-tedesche non sono esenti da contraddizioni. Una serie di importanti passi francesi nel campo della sicurezza - il passaggio a un esercito professionale, la ripresa dei test nucleari - sono stati compiuti senza previa consultazione con la FRG. Allo stesso tempo, le importanti iniziative della Francia nel campo di un programma di armi congiunto sono rimaste insoddisfatte a causa del debole interesse della Repubblica federale di Germania: alla fine degli anni '90, ha rifiutato di finanziare il programma congiunto dei satelliti da ricognizione Helios 2 e Orus. Forti tensioni sono sollevate dalla questione dei contributi al bilancio dell'UE, e si sono intensificate soprattutto alla vigilia del vertice di Berlino del 1999, dedicato alla riforma di bilancio dell'Unione nei prossimi sette anni. La riforma 351 mira a garantire l'ammissione di nuovi membri. La Germania e altri paesi donatori (Paesi Bassi, Austria e Svezia) hanno chiesto risparmi di bilancio tagliando la spesa per la politica agricola comune e sostenendo le regioni in ritardo di sviluppo. La Francia è stata fortemente contraria in quanto la sua agricoltura è il principale destinatario dei sussidi strutturali e ambientali dell'UE. La testardaggine di Chirac non ha permesso al cancelliere tedesco Schroeder di ottenere una distribuzione più equa degli oneri finanziari nell'UE, sebbene abbia ripetutamente affermato che la Germania non può pagare costantemente tutti i problemi dell'UE. La Francia ha accettato solo una leggera riduzione del contributo netto della Repubblica federale di Germania al bilancio comunitario. Uno dei motivi della compliance di Schroeder è stata la volontà di ripristinare il prestigio scosso dell'Ue dopo lo scandalo con le dimissioni della Commissione Europea, accusata di corruzione. Nel campo della politica estera comune dell'UE, nonostante le concessioni della Germania alle proposte francesi di istituire la carica di Commissario generale per la politica estera ("M. PESC"), negli anni '90 Francia e Germania mancavano di una visione comune del ruolo futuro dell'Europa nel mondo: sognando di tornare in un'Europa forte (in senso geografico - all'Europa occidentale), la Francia non aveva idea di come potesse essere un'Europa in espansione con la sua geometria mutevole. Dietro questi dubbi, infatti, si cela un'importante questione per la Francia sul futuro ruolo mondiale di una Germania unita. L'avvento al potere in Germania del cancelliere G. Schroeder ha suscitato in Francia timori per il futuro della coppia franco-tedesca, soprattutto perché ha affermato di «non sentirsi obbligato a fare concessioni a favore della Francia181. Si trattava principalmente della questione del finanziamento della politica agricola dell'UE. Le parole di Schroeder riflettevano i nuovi equilibri di potere nell'UE: la Germania, rimanendo un "gigante economico", ha cessato di essere un "nano politico", mentre la Francia, al contrario, ha perso una serie di vantaggi che le hanno conferito un peso politico speciale in Europa, perché derivati ​​dall'ordine geopolitico del dopoguerra: appartenenza permanente al Consiglio di Sicurezza dell'ONU, possesso di proprie armi nucleari, influenza monopolistica nel mondo francofono, ruolo nel dialogo Est-Ovest. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che anche prima che la Repubblica federale di Germania mostrasse indifferenza per alcuni vantaggi offerti dalla Francia in cambio di un fermo sostegno da parte dei partner, soprattutto in campo nucleare. D'altra parte, la base della vitalità della coppia franco-tedesca era e rimane un orientamento congiunto verso un'Europa unita come condizione per garantirne il peso internazionale. Non è un caso che J. Chirac e G. Kohl, come i loro predecessori, a cominciare da de Gaulle e Adenauer, abbiano evitato di discutere di questioni geopolitiche, preferendo giungere a compromessi là dove gli interessi comuni lo richiedevano. La discussione sulle iniziative franco-tedesche per la Conferenza intergovernativa sugli emendamenti al Trattato di Maastricht è andata nello stesso spirito: entrambe le parti hanno dato priorità all'euro, cioè un passo decisivo verso una profonda integrazione economica attraverso il passaggio alla moneta unica, ma sono stati cauti sul tema della riforma istituzionale, in cui vi erano differenze significative tra loro. Francia e Repubblica federale di Germania credono da sempre che la dimensione politica dell'UE debba essere approfondita e che nessuna iniziativa europea possa aver luogo senza la loro partecipazione attiva. Il vertice franco-tedesco di Tolosa (maggio 1999) ha mostrato che le iniziative congiunte su una politica estera e di difesa comune dell'UE stanno procedendo lungo le linee delineate a Norimberga. Si trattava di dotare l'UE di mezzi autonomi in caso di crisi e di creare a tal fine un corpo europeo di reazione rapida. Nel giugno 2000, al vertice franco-tedesco di Magonza, la FRG ha annunciato la sua decisione di partecipare alla costruzione congiunta di 356 aerei militari cargo e di un satellite da ricognizione con la Francia. Si sono verificati alcuni cambiamenti in termini di convergenza delle posizioni sulla futura architettura istituzionale dell'UE. L'esperienza dell'unificazione tedesca determinò alcune trasformazioni della posizione del governo federale. Gli analisti hanno quindi previsto che non avrebbe più continuato a promuovere attivamente il progetto di una federazione europea ea costringere l'allargamento dell'UE a est. La discussione del trattato a Nizza ha mostrato che entrambi i paesi sono favorevoli all'espansione dell'Unione mantenendo e rafforzando l'esistente spina dorsale dell'Europa occidentale dell'UE, conferendole una maggiore unità. La Germania era consapevole delle difficoltà associate all'espansione dell'UE a est. Pertanto, lei, insieme alla Francia, ha difeso i principi della distribuzione dei voti, fornendo un vantaggio ai grandi paesi. Inoltre, Germania e Francia hanno sostenuto la creazione di aree di "cooperazione rafforzata", sebbene il progetto tedesco di un "nucleo duro" dell'UE non sia stato sostenuto dalla Francia per ragioni tattiche. Non voleva accuse di voler stabilire un'Europa "a due velocità". Allo stesso tempo, alla vigilia di Nizza, la Francia era intransigente sulla questione di dare alla Germania ulteriori voti nel Consiglio dell'UE, perché non voleva permettere che la parità franco-tedesca in questo organismo fosse violata. Quindi Schroeder esortò Chirac a cedere, come richiesto dal dovere di un presidente ospitale che cerca un accordo. Questa osservazione ha ricordato al presidente francese le sue stesse parole rivolte al cancelliere tedesco al culmine delle controversie sul finanziamento del mercato agricolo dell'UE nel 1999, quando la Germania era il suo 358esimo presidente. Nella coppia J. Chirac - G. Schroeder, le relazioni continuarono a svilupparsi spasmodicamente, di crisi in crisi, tuttavia, per il piacere della Francia, si iniziò gradualmente a determinare una tendenza. La FRG stava dichiarando sempre più il suo impegno per un'identità di politica estera europea in contrasto con la forte pressione degli Stati Uniti nel mondo, e in questo le sue posizioni si avvicinavano a quelle della Francia. Il motivo risiedeva nel pacifismo della principale base elettorale della coalizione di governo di socialisti e ambientalisti. Nonostante i disaccordi sulla bozza di costituzione europea, Francia e Germania si sono opposte congiuntamente alla decisione degli Stati Uniti di ritirarsi dal trattato ABM. I ministri degli Esteri dei due Paesi europei hanno accusato gli USA di un'azione unilaterale, sottolineando l'importanza che Francia e Germania attribuiscono al processo di consultazione avviato dal governo USA (sulla difesa missilistica) e la volontà degli USA "di condurli in stretta collaborazione con l'UE partner" . Si può vedere da questa dichiarazione che la svolta verso il rafforzamento della cooperazione diplomatica franco-tedesca riflette non solo l'allineamento politico interno delle forze nella Repubblica federale di Germania. La coppia franco-tedesca si è avvicinata grazie a un simile atteggiamento nei confronti delle prospettive di sviluppo della comunità mondiale, grazie al rifiuto di un mondo unipolare, alla strategia egemonica statunitense e alle loro tattiche di risoluzione energica dei problemi. Il culmine dell'accordo politico franco-tedesco è stata la posizione comune nella crisi irachena, dichiarata nell'inverno 2002-2003. * * * Facendo ancora affidamento sulla costruzione europea in tandem con la Germania, la Francia ha cercato di compensare il maggiore squilibrio di forze in questa coppia riavvicinandosi con altri paesi dell'UE. Ne è un esempio la ricerca della solidarietà mediterranea con la Spagna e l'Italia e, in particolare, i passi verso il rafforzamento delle relazioni traco-britanniche nel loro aspetto europeo. Nelle condizioni moderne, il Regno Unito sta diventando un fattore sempre più importante nell'integrazione europea. Inizialmente, questo paese era considerato dalla Francia come un "cavallo di Troia" degli Stati Uniti in Europa, il che servì come motivo principale dell'ostinata opposizione di de Gaulle al suo ingresso nella CEE. Mentre in precedenza la Gran Bretagna svolgeva in Europa principalmente il ruolo di partner privilegiato degli Stati Uniti, dopo la caduta del muro di Berlino la situazione nelle relazioni euro-atlantiche è notevolmente cambiata. Il ruolo di interlocutore privilegiato e di alleato affidabile degli Stati Uniti in Europa è stato messo in discussione da Londra, Berlino e Parigi (il principale fattore di tale affidabilità non è inoltre la mentalità e il sostegno incondizionato, ma la forza e la determinazione a difendere gli ideali comuni e interessi). Inoltre, il Regno Unito rappresenta nell'UE la propria visione delle prospettive di integrazione, che non può essere ignorata dalla coppia franco-tedesca, poiché in essa non vi è una totale coincidenza di posizioni su questo tema. Il desiderio reciproco di Francia e Gran Bretagna per una più stretta cooperazione in Europa si è manifestato al momento dell'unificazione della Germania, a fronte di un possibile spostamento dell'asse dell'integrazione europea verso l'Europa centrale, e corrispondeva quindi, in primo luogo, a le ambizioni politiche dei due paesi. Parigi sottolinea costantemente la vicinanza delle tradizioni storiche e della situazione geostrategica di Francia e Gran Bretagna: - entrambi i paesi non possono rifiutare l'influenza nella politica mondiale: le due vecchie nazioni sono state grandi potenze per troppo tempo per concentrarsi solo sui propri problemi. Tuttavia, di fronte alle pretese degli Stati Uniti all'esclusiva leadership mondiale e alla crescita dell'espansione dei paesi asiatici, Regno Unito e Francia possono contare solo sull'UE in cerca di influenza. Entrambi i paesi sono gli unici paesi dell'UE con le proprie armi nucleari e membri permanenti del Consiglio di sicurezza dell'ONU, quindi il vecchio partenariato dell'Intesa dovrebbe essere rianimato all'interno dell'UE; - sono accomunati dalla comune difesa del principio dell'Europa degli Stati, opposizione alle tendenze sovranazionali nell'UE, di cui la Germania è da tempo conduttrice. Insieme alla Germania, la Francia difende l'idea di un'Europa forte basata su interessi comuni e istituzioni dell'UE, tuttavia, insieme alla Gran Bretagna, i francesi preferirebbero istituzioni deboli (in particolare la Commissione Europea) con una ridistribuzione dei poteri a favore dei governi e dei parlamenti nazionali. Durante la sua visita in Gran Bretagna nel maggio 1996, J. Chirac ha fatto dei problemi europei il tema centrale dei suoi discorsi. Alla Camera dei Comuni ha dichiarato: "Signori degli inglesi, l'Europa avrà luogo e non avrà luogo senza di voi". Allo stesso tempo, non ha dimenticato di sottolineare che, sebbene “la partecipazione del Regno Unito e l'amicizia franco-britannica siano necessarie per il design europeo, /. / La cooperazione franco-tedesca rimane il suo elemento determinante”. 182. La combinazione di queste affermazioni ha sollevato la prospettiva di un triangolo franco-anglo-tedesco o, come ha affermato la conferenza stampa di Chirac a Londra, di un “matrimonio a tre” tra i tre paesi. Alla domanda su un possibile leader in tale alleanza, J. Chirac ha risposto che non c'è leader in un "matrimonio a tre", sottolineando che "in ogni caso, non c'è costruzione europea effettiva senza gli inglesi: "Questo 362 è il oggetto dei nostri continui sforzi”. L'obiettivo principale delle dichiarazioni di Chirac era superare un certo euroscetticismo della società inglese e unire il Regno Unito all'euro. In cambio, il presidente francese ha promesso sostegno all'interno dell'UE sulle esportazioni britanniche di carne bovina. Tuttavia, Londra continua ad astenersi dall'adozione dell'euro, difendendo la sua visione del futuro dell'UE, in primis come mercato unico, che contrasta con la volontà francese di dare all'Europa una dimensione politica. L'esempio di maggior successo dello sviluppo del partenariato franco-britannico sono le iniziative congiunte nel campo della sicurezza europea, che possono costituire il fulcro di una "maggiore solidarietà" all'interno dell'UE. In Bosnia, le truppe franco-britanniche costituirono la spina dorsale della forza di reazione rapida e successivamente della forza multinazionale IFOR; J. Major è stato quasi l'unico leader europeo a sostenere la ripresa dei test nucleari francesi nel 1995 (Kohl ha espresso comprensione, ma non approvazione). Si è detto sopra del programma franco-britannico per la produzione e lo sviluppo di armi. In questo settore, la linea di cooperazione franco-britannica è la più riuscita di tutte le 363 linee bilaterali all'interno dell'UE. Tuttavia, da ciò non si deve concludere che le opinioni di Francia e Gran Bretagna sul futuro del partenariato euro-atlantico coincidano: Londra non sostiene il desiderio della Francia di ridistribuire i poteri nei comandi regionali della NATO a favore degli europei e, in generale, continua ad essere il più fedele difensore del punto di vista americano sulla riforma della NATO. Se si pensa al lato contenuto del concetto di triangolo franco-anglo-tedesco, si dovrebbe riconoscere che è di grande importanza per la politica francese in Europa. In primo luogo, lo sviluppo di un dialogo privilegiato con la parte britannica consente alla Francia di compensare il crescente squilibrio nella coppia franco-tedesca. Il fatto è che le linee franco-britannica e franco-tedesca non possono essere definite parallele: di norma, la Francia intensifica la ricerca di un accordo con uno dei partner quando la cooperazione con l'altro va in stallo. In molti modi, è stato il sostegno della Gran Bretagna (e della Spagna) che ha permesso a Chirac di difendere gli interessi del mercato unico agricolo di fronte alla Repubblica federale di Germania al vertice dell'UE di Berlino nel marzo 1999. A sua volta, il tandem franco-tedesco serve a realizzare il desiderio della Francia di una "Europa politica". Nel 2002, la posizione speciale di Parigi e Berlino, che ha condannato la risoluzione militare della crisi irachena, potrebbe diventare un esempio di identità di politica estera europea se trovasse il sostegno della Gran Bretagna e di altri membri dell'UE. Tuttavia, è proprio in questa crisi che si è manifestata la linea principale di Londra in relazione alle iniziative europee nel campo della diplomazia e della sicurezza: utilizzare la sua partecipazione all'UE per il successo della cooperazione politico-militare anglo-americana. Apparentemente, gli interessi di questo tandem saranno sempre più rappresentati nell'UE man mano che si espande verso est. La tattica francese di aumentare la cooperazione con la Gran Bretagna nella costruzione europea, unita al rafforzamento del tandem franco-tedesco, mirava a creare una parvenza di "triumvirato" capace di portare avanti in futuro un'Europa unita e allargata. Inoltre, la Francia sperava di ottenere una cooperazione rafforzata con la Gran Bretagna in aree in cui non poteva aspettarsi un sostegno tedesco (nel difendere i poteri degli organismi intergovernativi dell'UE, nelle operazioni di mantenimento della pace in Africa e nei Balcani, nel dialogo strategico sulle questioni nucleari, avviato è stato stabilito dalla creazione della commissione nucleare franco-britannica, nel rifiuto della Francia dal servizio militare)183. L'attuazione della politica estera e di sicurezza europea è iniziata con la Dichiarazione franco-britannica di Saint-Malo del 1998. La Gran Bretagna ha visto lo sviluppo della sua strategia diplomatica “in tutte le direzioni” in collaborazione con la Francia. In parte, era diretto contro il predominio franco-tedesco nell'UE, che a Londra era considerato troppo dirigista e illiberale in termini di politica socioeconomica dell'UE. Contrariamente alle intenzioni francesi, la tattica di Blair è quella di creare combinazioni di cooperazione tra vari paesi interessati a determinati programmi e progetti specifici. Così, oltre all'iniziativa franco-britannica di Saint-Malo, nel febbraio 2002, è stato adottato un piano d'azione italo-britannico per liberalizzare i mercati del lavoro e dell'energia, a cui la Francia si oppone fermamente. Ma allo stesso tempo è stata avanzata una proposta franco-spagnola-britannica per un presidente eletto dell'UE, che dovrebbe presiedere il Consiglio comunitario. Questa tattica di ricerca di partner in cambiamento per portare avanti iniziative europee congiunte consente al Regno Unito di occupare una posizione centrale nell'UE e influenzare il corso dei negoziati più importanti (tranne quelli in corso sull'euro). A questo proposito, la volontà di Francia e Germania di rafforzare il nucleo politico dell'Ue è in contrasto con la tattica britannica, il che rende difficile la formazione di un “triumvirato” capace di far avanzare dinamicamente l'Europa dei ventisette. Fondamentali disaccordi ostacolano il successo dei piani francesi in questa direzione. “Finché Londra oscillerà tra Bruxelles e Washington, finché la popolazione britannica sarà in massa contraria all'integrazione europea, e finché il riavvicinamento franco-tedesco inciampererà sui problemi di finanziamento del mercato agricolo, i tre paesi non potranno esercitare la leadership di cui hanno così disperatamente bisogno: l'UE", conclude Hans Stark, esperto di relazioni franco-tedesche. A mio parere, queste ragioni sono tutt'altro che equivalenti. Attualmente, la principale contraddizione tra la coppia franco-tedesca e la Gran Bretagna risiede nella diversa visione strategica del futuro della comunità internazionale e del ruolo dell'Europa in essa. La Gran Bretagna, così come la Francia, si preoccupa di mantenere l'influenza mondiale in un ambiente in cui non sono più grandi potenze. Hanno diversi modi per risolvere questo problema. Londra è soddisfatta del ruolo di alleato privilegiato degli Stati Uniti, l'unica grande potenza mondo moderno e quindi la leadership americana si inserisce in questa strategia. Per Francia e Germania, un mondo multipolare e il multilateralismo nel processo decisionale globale sono priorità. Solo l'UE in quanto centro di potere indipendente può sostenere la conservazione o il ripristino dell'influenza mondiale. Ciò vede le prospettive per il mantenimento del tandem franco-tedesco nella costruzione europea. Uno dei principali germanisti francesi, A. Grosser, ritiene che, nonostante la somiglianza di opinioni sulla necessità di stabilire il ruolo globale dell'Unione europea, vi sia una differenza fondamentale tra Francia e Germania. Se la Francia ha lottato per mezzo secolo per costruire un'Europa la cui potenza generale potesse rafforzare la sua posizione nel mondo, allora dopo la seconda guerra mondiale si presumeva che la Germania non avrebbe più ambizioni globali. Dopo l'unificazione, la Germania, nonostante le difficoltà di integrazione delle terre orientali ei problemi economici, è certamente in crescita in termini di prestigio politico estero. Tuttavia, la sua diplomazia è caratterizzata da "autocontrollo" (Selbstbeschr?nkung) - un concetto che, secondo A. Grosser, non è affatto usato in francese. Si tratta di «un rifiuto volontario del prestigio, e ancor più della meschina vanità in nome del concetto di relazioni internazionali, che non dovrebbe essere 366 troppo nazionale». A. Grosser ama e conosce la Germania moderna. La sua cerchia sociale - intellettuali tedeschi, ovviamente, gli dava invariabilmente prova della verità di queste parole. Molte dichiarazioni dei leader odierni della diplomazia tedesca in relazione al ruolo della coppia franco-tedesca testimoniano a favore della dichiarazione di A. Grosser. La Germania ha mostrato grande interesse per il superamento delle differenze franco-tedesche del 1999-2001. (in merito al finanziamento del mercato agricolo e alla riforma delle istituzioni comunitarie). Parlare dell'isolamento e dell'indebolimento della posizione della Francia in Europa mette la diplomazia tedesca in una posizione imbarazzante. Rimanendo il più grande stato dell'UE, non vuole assumere il ruolo di leader unico della comunità, soprattutto perché la sua posizione di solito trova maggiore comprensione tra i piccoli paesi e la sua presenza economica e la sua influenza politica nei paesi candidati è molto più forte rispetto a quello francese. Ma in uno spirito di "autocontrollo", teme che il pensiero della sua unica leadership possa spaventare i suoi partner e quindi danneggiare i suoi interessi in Europa. J. Fischer ha detto, di ritorno da Nizza: "Non possiamo permetterci di attraversare la linea proibita per spostarci dalla Germania europea all'Europa tedesca". Da qui il suo interesse a mantenere il tandem franco-tedesco e l'affermazione che "la tentazione di isolare la Francia avrà conseguenze fatali". Nello stesso discorso, il ministro degli Affari esteri della Repubblica federale di Germania ha confermato l'idea delle differenze tra le opinioni francese e tedesca sull'Europa, espressa da A. Grosser: "Per la Francia l'Europa è sempre stata un mezzo per far avanzare la sua interessi, mentre per la Germania l'Europa è stata un interesse nazionale”184. Un tempo, la sincerità di Willy Brandt, che professava una posizione simile di autocontrollo morale, suscitò i sospetti di J. Pompidou. Storici e analisti francesi tornano spesso al concetto di "incertezza", riflettendo l'atteggiamento in Francia nei confronti della forza della comunità franco-tedesca. Il noto storico J. Suttu ha chiamato il suo libro sulle relazioni politiche e strategiche franco-tedesca occidentale “Dubious Alliance”185. Un numero speciale della rivista socio-politica Esprey, il cui tema era la Germania moderna, fu intitolato "La Germania dei nostri dubbi" per non chiamarla "La Germania delle nostre ansie", parafrasando il celebre romanzo di J. Steinbeck186. Posso solo notare che "l'autocontrollo" è un concetto presente nella politica tedesca da mezzo secolo, ma solo da mezzo secolo, e quanto diventerà una costante dell'identità della politica estera tedesca può essere giudicato attraverso le generazioni. Tuttavia, gli eventi dell'inizio del 2003 (la posizione comune franco-tedesca sulla questione irachena, la dichiarazione di gennaio di una stretta unione politica) consentono di affermare che a quarant'anni dalla conclusione del Trattato franco-tedesco dell'Eliseo, la cooperazione tra i due paesi in costruzione europea rimane un vettore importante per lo sviluppo dell'UE. Se rimarrà decisivo dipende dal nuovo allineamento delle forze nell'Europa dei ventisette. Ma anche adesso si può sostenere che il mantenimento del motore franco-tedesco dell'integrazione europea è più favorevole alla sopravvivenza dell'Europa "europea" e alla strategia complessiva di un mondo multipolare.

Requisiti

Datazione:

Una fonte:

Segreti della diplomazia del Terzo Reich. 1944-1955. M.: Fondo Internazionale "Democrazia", ​​2011. Pp. 226-233

CA FSB della Russia. H-20912. In 4 voll. T. 2. L. 85-96. copione. Dattiloscritto. Autografo. Originale manoscritto in tedesco - vol.2, l.d. 97-115 riv.

Mosca

Traduzione dal tedesco

Dopo la prima guerra mondiale, la questione dell'atteggiamento nei confronti della Francia è stata la questione centrale della politica estera tedesca. Quasi tutte le questioni sorte a seguito della sconfitta e del Trattato di Versailles riguardavano principalmente la Francia. Il governo francese è sempre stato il rappresentante degli Alleati nei confronti della Germania. Si è riunita a Parigi la conferenza degli ambasciatori incaricati di negoziare con la Germania sull'attuazione del Trattato di Versailles.

Il francese Paul Boncourt era il presidente della conferenza. Il presidente della commissione alleata per la Renania, che si occupava della risoluzione delle questioni relative all'occupazione della Renania, era il francese Tirard. Anche il presidente della commissione di controllo militare alleata a Berlino, il generale Nollet, era francese. Il presidente della commissione per le riparazioni, nonostante il particolare interesse degli inglesi in materia di finanza ed economia internazionale, era anche il francese Barthou, poi ministro degli Affari esteri.

Poiché gli Stati Uniti d'America, l'Italia, il Giappone, il Belgio e le altre parti del Trattato di Versailles non vennero relativamente alla ribalta, l'Inghilterra assunse ben presto una posizione di mediazione tra Germania e Francia.

La Francia ha agito come una parte esigente ovunque si trattasse di attuare i requisiti del Trattato di Versailles, la cui attuazione, soprattutto in campo economico e finanziario, era associata a enormi difficoltà per la Germania dell'epoca.

Nonostante ciò, il governo della Repubblica di Weimar non si è discostato dalla linea che cercava di stabilire un riavvicinamento diretto con la Francia. La questione dei rapporti con la Francia era per la Germania non solo un problema di politica estera, ma anche, in larga misura, un problema di politica interna. I legami spirituali e culturali tra Germania e Francia sono sempre stati particolarmente stretti. Dal 1789 e dai tempi di Napoleone, la Francia è stata per tutta la sinistra in Germania, si potrebbe dire, per la maggior parte dell'intellighenzia tedesca, un modello politico.

La questione dell'atteggiamento nei confronti della Francia, nel bene e nel male, nell'amore e nell'odio, agitava gli animi più della questione dell'atteggiamento nei confronti di tutti gli altri paesi, ad eccezione della Russia, dall'instaurazione del potere sovietico. Così, la questione se il governo della Repubblica di Weimar sarebbe stato in grado di raggiungere un compromesso con la Francia divenne allo stesso tempo un fattore decisivo per la stabilità politica interna della repubblica. Anche se la Francia era governata dalla maggioranza nazionalista guidata da Poincaré, che vinse le elezioni nel 1920, i governi di sinistra tedeschi aderirono rigorosamente alla linea di riavvicinamento diretto con la Francia.

Il Trattato di Rapallo fu una naturale espressione di rapporti amichevoli con l'Unione Sovietica, l'unica grande potenza che in quel momento non poneva alcuna pretesa alla Germania e, anzi, esprimeva la sua disponibilità all'economia e, in alcuni ambiti, anche alla cooperazione militare con la Germania. Questo trattato è stata la prima azione di politica estera dopo la guerra a cui la Germania ha partecipato come membro alla pari e che ha rafforzato la sua posizione di politica estera. Ma questo trattato non era diretto contro la Francia, sebbene la sua conclusione alla conferenza di pace di Genova produsse un effetto clamoroso.

Dopo la breve esistenza del governo di destra, dall'autunno del 1922 all'agosto 1923, si formò un nuovo governo di sinistra guidato da Stresemann, il cui fulcro del programma era ancora il riavvicinamento con la Francia, sebbene fosse proprio durante questo periodo per cui la lotta

L'area della Ruhr portò a un particolare aggravamento delle relazioni tedesco-francesi e i nazionalisti rimasero ancora al potere.

Fu solo con le elezioni francesi del maggio 1924 che si verificò un significativo spostamento a sinistra e fu spianata la strada per il riavvicinamento con la Germania. Il triumvirato dei leader dei partiti di sinistra, Herriot*, Léon Blum e Painlevé, ora al potere, ha proclamato anche da parte francese lo slogan del riavvicinamento diretto con la Germania. Si aprì così la possibilità di una stretta collaborazione tra Stresemann e Briand, che per cinque anni e mezzo, cioè dal maggio 1924 fino alla morte di Stresemann, che seguì nell'ottobre 1929, rimase il fattore più importante nella formazione dei rapporti franco-tedeschi.

Le restanti fasi e i risultati dei negoziati svoltisi in questo lasso di tempo, quali: il piano Davis, l'evacuazione della prima zona di occupazione (testa di ponte Kehl), il Trattato di Locarno, l'ingresso della Germania nella Società delle Nazioni, il Patto Kellogg, il Piano Young, l'evacuazione dell'intera Renania, ho già delineato in precedenza nella mia testimonianza sul ruolo dell'Inghilterra in questi negoziati. Pertanto, mi limiterò a poche aggiunte che sono di particolare rilevanza per le posizioni di Germania e Francia.

Il Trattato di Locarno è stato un fattore politico e psicologico molto importante. La pretesa francese sull'Alsazia-Lorena dal 1870 e il conseguente appello alla vendetta furono la causa di cattive relazioni franco-tedesche e portarono al fatto che la Francia si trovava sempre dalla parte degli avversari della Germania. Se ora, invece, la Germania insistesse sulle stesse rivendicazioni nei confronti dell'Alsazia-Lorena, le vecchie contraddizioni continuerebbero a sussistere. Il Trattato di Locarno, con il riconoscimento da parte della Germania dei nuovi confini in Occidente e il rifiuto dell'Alsazia-Lorena in esso contenuta, creò i primi presupposti per un vero riavvicinamento tra i due popoli.

Comprendendo correttamente questo fatto, Stresemann ha speso molte energie per garantire che il trattato fosse concluso, nonostante la posizione dei nazionalisti tedeschi, e Stresemann è stato sostenuto dalla stragrande maggioranza del popolo tedesco, così che la questione dell'Alsazia-Lorena con il conclusione di questo trattato è stata davvero completamente sepolta.

La consapevolezza della necessità di un riavvicinamento franco-tedesco negli anni successivi alla conclusione del Trattato di Locarno si diffuse sempre più su entrambe le sponde del Reno. Non era più limitato ai partiti di sinistra e ai circoli a loro vicini. Fu così costituito il Comitato per le Relazioni Culturali "Germania-Francia", al quale appartenevano principalmente rappresentanti della destra e del centro borghese. Eminenti rappresentanti si sono seduti in questo comitato grande industria. Il presidente da parte francese era Peyeranghof, un noto industriale lorenese, da parte tedesca, l'allora leader della fazione di centro nel Landtag prussiano, von Papen, poi Cancelliere del Reich, che per molti anni aveva particolarmente sostenuto un tedesco- riavvicinamento francese.

Stresemann e Briand, poco dopo l'ingresso della Germania nella Società delle Nazioni, hanno elaborato durante il loro incontro di Thuary un programma per l'ulteriore espansione delle relazioni amichevoli tra i due paesi sul piano politico, economico e aree culturali. In campo economico, questo programma è stato realizzato a seguito della conclusione di un accordo commerciale globale a lungo termine nell'agosto 1927.

Tuttavia, poco è stato fatto per attuare il programma adottato a Touary, perché Briand in Francia, dove nell'estate del 1926 Poincaré tornò al governo in connessione con la crisi finanziaria e la stabilizzazione del franco francese da lui attuata, incontrò politiche interne resistenza. Il deterioramento dei rapporti non significò l'evacuazione della Renania ai sensi del Trattato di Locarno, che, pur non prevedendo una data precisa per l'evacuazione, era stato promesso dalla parte francese in conseguenza del Trattato di Locarno. Quando Poincaré subordinò l'evacuazione a una nuova condizione, ovvero la definizione della questione delle riparazioni a lungo termine, quando il piano Davis stava già diventando irrealizzabile, Stresemann e i sostenitori del riavvicinamento in Germania si trovavano in una posizione difficile rispetto all'allora crescenti partiti nazionalisti e nazionalsocialisti di destra.

Quando, infine, tutti gli ostacoli all'evacuazione furono rimossi e ciò fu effettuato il 30/6/1930, il risultato psicologico su entrambe le sponde del Reno non fu proprio quello che si aspettavano i fautori del riavvicinamento. Per i francesi, l'evacuazione della Renania cinque anni prima della data fissata dal Trattato di Versailles, anche se non avvenuta così rapidamente, significava comunque grande cautela e una chiara prova della loro fiducia e della loro disponibilità alla comprensione reciproca.

Quando la risposta in Germania non è stata così forte e generale come previsto, ha causato delusione e ansia nell'opinione pubblica. Da parte tedesca dall'esistenza del Trattato di Locarno, cioè Ormai da cinque anni, si discute così tanto sull'evacuazione promessa e non eseguita che quando finalmente si arriva all'evacuazione, ha perso parte del suo effetto. Un certo ruolo ha giocato anche lo slogan dell'opposizione di destra tedesca sul “doppio pagamento” per l'evacuazione a seguito del Trattato di Locarno e del Piano Young. Per la sinistra tedesca e per tutti i campioni e sostenitori dell'intesa franco-tedesca, questo risultato è stato una grande delusione.

L'evacuazione su richiesta di questi circoli segnerà non solo una svolta positiva tra Germania e Francia, ma allo stesso tempo un colpo decisivo contro la crescente opposizione di destra e un rafforzamento politico interno delle posizioni del governo tedesco .

Queste aspettative sono state soddisfatte, per i motivi sopra descritti, solo in piccola parte, e in politica interna sono emersi altri fattori, in particolare la crisi economica e un aumento spaventoso della disoccupazione, più forti dei successi di politica estera, contestati anche dall'opposizione.

L'assenza di Stresemann, morto sei mesi prima, significava un vuoto sensibile sia per la politica d'intesa franco-tedesca, sia per la difesa di quella politica contro l'opposizione di destra.

La conclusione di un'unione doganale tra Germania e Austria significava un tentativo da parte del governo tedesco di creare successo in politica estera in un'altra direzione al fine di rafforzare la sua posizione politica interna. Nell'obiezione all'unione doganale, la Francia era la forza trainante. Il crollo dell'unione doganale ebbe esattamente l'effetto opposto. Le relazioni tedesco-francesi si deteriorarono nuovamente e il governo tedesco per la sua "sconfitta" fu sottoposto a rinnovati attacchi da parte dei nazionalisti.

Un tentativo durante una visita a Berlino di Laval, che nel frattempo è diventato Primo Ministro, e Briand di continuare la cooperazione tedesco-francese nello spirito di Stresemann, sebbene abbia portato a conversazioni dettagliate con l'allora cancelliere del Reich centrista Brüning e il ministro degli Esteri Curtius, non ha dare risultati positivi.

La moratoria di Hoover adottata nell'estate del 1931, pur concedendo una certa tregua al governo Brüning, significò poco per le relazioni franco-tedesche perché si spiegava con l'iniziativa anglo-americana, alla quale la Francia si sottomise più o meno volontariamente. Anche la Conferenza di Losanna, svoltasi nell'estate del 1932, non ha avuto effetti degni di nota sulle relazioni franco-tedesche.

Quando i nazionalsocialisti salirono al potere in Germania nel 1933, ciò provocò naturalmente un forte cambiamento nei sentimenti della maggioranza del popolo francese e proprio in quegli ambienti da cui erano stati precedentemente reclutati sostenitori della politica della comprensione reciproca, così che la continuazione della politica della mutua comprensione era fuori questione, per non parlare del fatto che i circoli tedeschi della politica della mutua comprensione, se appartenevano alla sinistra, venivano spenti con un colpo solo, mentre quelli appartenenti alla destra borghese moderata perdevano la loro influenza giorno dopo giorno.

I tentativi della parte nazionalsocialista di creare organizzazioni che dovrebbero continuare una sorta di politica di riavvicinamento non hanno avuto e non hanno potuto avere alcun successo e sono stati, nonostante o, di fatto, solo a causa del sostegno statale che è stato loro fornito, destinato a fallire in anticipo. Qui dovremmo menzionare la società franco-tedesca, il cui manager, Abetz, che lasciò l'ufficio di Ribbentrop, poi rappresentante tedesco durante l'occupazione a Parigi, sviluppò una grande attività e sviluppò ulteriormente gli sforzi di Hess per stabilire un collegamento tra i combattenti di entrambe le parti il fronte e le loro organizzazioni * 2.

Benché la politica di riavvicinamento nel senso antico, cui aspiravano le migliori menti di entrambe le sponde del Reno come alto obiettivo di importanza europea, sia stata così privata della sua base, lo sviluppo della politica estera dopo il 1933 ha continuato a procedere inizialmente a un ritmo relativamente calmo.

L'ambasciatore francese a Berlino, François Poncet, godeva lì di un'autorità speciale e aveva migliori relazioni personali con Hitler rispetto a qualsiasi suo collega diplomatico. Il corso dei negoziati diplomatici in connessione con le più importanti azioni di politica estera di Hitler, come, ad esempio, con il ritiro dalla Società delle Nazioni, la dichiarazione di sovranità militare della Germania, il ripristino delle guarnigioni tedesche nella Renania, il la riunificazione dell'Austria con la Germania, l'annessione dei Sudeti, ho esposto in dettaglio nelle mie note sulle relazioni anglo-tedesche, che riflettevano anche il ruolo della Francia e i singoli fattori in Francia. Pertanto, posso limitarmi qui solo ad alcune aggiunte che sono particolarmente caratteristiche delle relazioni franco-tedesche.

Sebbene la Francia sia stata più colpita da alcune delle azioni di cui sopra rispetto all'Inghilterra, e nonostante il fatto che soprattutto nel marzo 1936 fossero proprio influenti circoli francesi a voler iniziare immediatamente una guerra contro la Germania, a differenza del periodo precedente al 1933, ha dato il all'Inghilterra in generale, tanto che in Germania si è più volte data l'impressione che si trattasse in realtà di una questione anglo-tedesca, anche quando l'Inghilterra svolgeva principalmente il ruolo di mediatore, come avveniva prima del 1933. L'impressione che la Francia stesse gradualmente passando in secondo piano si rafforzava ogni anno. Quando poi, nell'autunno del 1939, l'Inghilterra e la Francia dichiararono effettivamente guerra alla Germania, il governo francese rese abbastanza consapevolmente chiaro che la Francia in questo caso stava seguendo la politica britannica.

Ogni volta che si svolgevano trattative direttamente tra Germania e Francia, a cui l'Inghilterra non partecipava, la parte francese cercava di evitare qualsiasi aggravamento. Così, ad esempio, il plebiscito nel Saarland nell'estate del 1935 si svolse senza complicazioni tra i due paesi, sebbene l'agitazione prima del voto fornisse materiale sufficiente per spiacevoli conflitti. Era chiaro in Francia che non avevano mai contato sul fatto che la popolazione tedesca nel Saarland avrebbe votato per la Francia ed erano contenti che, grazie ai chiari risultati del voto, questo oggetto controverso fosse finito per sempre.

Se in Inghilterra, dopo la conclusione dell'Accordo di Monaco sulla Cecoslovacchia, l'umore verso la Germania è peggiorato, in Francia ciò non è stato osservato. Daladier tornò personalmente da Monaco non di cattivo umore come gli inglesi.

In Francia, inoltre, non è stato accolto con aspre critiche, in quanto membri del governo britannico. Il popolo francese non voleva la guerra ed era grato che la guerra fosse stata evitata. Quando Ribbentrop, due mesi dopo la conclusione dell'Accordo di Monaco, nel novembre 1938, arrivò in visita ufficiale a Parigi e vi firmò il patto di non aggressione franco-tedesco, l'accoglienza riservatagli e l'umore del popolo furono, secondo ai partecipanti da ambo le parti, quasi cordiale.

L'attacco di Hitler a Praga fece naturalmente cambiare idea anche a Parigi, ma anche allora, come ho detto sopra, i francesi chiarirono ancora che nel dichiarare guerra alla Germania stavano solo seguendo la politica britannica. Prova esterna di questa posizione francese è l'accettazione dell'ultima proposta di mediazione di Mussolini, che è stata poi respinta dall'Inghilterra attraverso il governo francese.

Per valutare lo sviluppo delle relazioni franco-tedesche negli ultimi anni prima della guerra, non è senza interesse che gli Stati Generali delle due più forti potenze militari - non si trattava allora di partecipare alla guerra dell'Unione Sovietica - facessero non voglio questa guerra. Secondo tutte le informazioni disponibili in Germania, il francese Base generale e personalmente Gamelin era contrario alla guerra con la Germania. Anche nella primavera del 1936, quando la guerra sembrava imminente, lo Stato Maggiore francese era più cauto del Quai de Orsay, che all'epoca voleva la guerra.

La posizione dei circoli militari tedeschi nei confronti di Hitler e dei suoi piani può essere caratterizzata come segue. Quando Hitler salì al potere, il nazionalsocialismo nell'esercito, fatta eccezione per una piccola parte dei giovani ufficiali, non trovò simpatia, ma poiché Hitler fu legalmente chiamato al Cancelliere del Reich dallo stesso Hindenburg, che era amato dall'intero corpo degli ufficiali, non ne è derivato nulla per l'esercito tedesco. Quando nel 1933-34. I metodi politici interni di Hitler furono rivelati, quindi dopo la morte di Hindenburg nell'autunno del 1934, forse ci fu poco tempo, con l'aiuto dell'esercito, per rovesciare Hitler. Il risultato sarebbe, tuttavia, dubbio, dal momento che Hitler era saldamente al potere.

L'omicidio di Schleicher ha causato grande amarezza nell'esercito. Ma questo stato d'animo cambiò presto quando Hitler proclamò la sovranità militare tedesca nella primavera del 1935 e promulgò un aumento dell'esercito (che era desiderabile per la maggior parte degli ufficiali per motivi personali) con il servizio militare universale.

Più tardi corpo degli ufficiali di nuovo c'erano cattivi stati d'animo. Fu allora che il feldmaresciallo von Blomberg sposò una signora di dubbia reputazione (con Hitler e Goering in qualità di testimoni al matrimonio) e il colonnello generale von Fritsch, essendo comandante in capo delle forze di terra e un alto ufficiale in servizio, chiese le dimissioni di Blomberg. Sebbene Hitler abbia licenziato Blomberg, allo stesso tempo ha anche licenziato Fritsch, e quest'ultimo con cerimonia vergognosa. Ma a quel tempo non c'era nulla a cui pensare alle conseguenze più gravi di un tale cattivo umore.

Il nuovo comandante in capo delle forze di terra, Brauchitsch, e, soprattutto, il capo di stato maggiore, Beck, furono critici nei confronti dei piani militari di Hitler. La posizione di Beck durante la crisi dei Sudeti ha portato alle sue inaspettate dimissioni. Ha espresso il parere che la Germania non sarebbe stata in grado, in caso di un attacco anglo-francese, di condurre una guerra con una prospettiva fiduciosa di successo, e inoltre, in caso di un attacco tedesco isolato alla Cecoslovacchia, ha proposto un piano che, secondo Hitler, richiederebbe troppo tempo per occupare la Cecoslovacchia. Doveva ricontrollare il suo piano. Pochi giorni dopo, ha riferito che il ricontrollo ha confermato ancora una volta la correttezza del suo punto di vista. Successivamente, fu sostituito dal generale Halder. Sei anni dopo, Beck ha preso parte alla cospirazione del 20 luglio 1944 ed è stato ucciso o si è sparato per ordine di Hitler.

L'accordo con l'Unione Sovietica, concluso nell'agosto del 1939, fu accolto con grande soddisfazione dai vertici dell'esercito. Gli ufficiali non dimenticarono il sostegno che la Germania trovò nell'Unione Sovietica durante il periodo degli ordini di disarmo ai sensi del Trattato di Versailles fino al 1933, e quelli degli ufficiali che lavorarono personalmente in Unione Sovietica erano favorevoli a una stretta collaborazione con essa.

Inoltre, gli alti ufficiali più anziani, che guardavano con crescente ansia alle azioni di politica estera internamente sempre più audaci di Hitler, che in qualsiasi momento potevano portare a una guerra, erano contenti che una Germania chiara e rassicurante fosse stata stabilita con almeno una grande potenza. Inoltre, le forniture attese dalla Russia erano doppiamente importanti in caso di una possibile guerra contro le potenze mondiali.

Durante la crisi polacca, il comportamento di Halder, sebbene cauto nella forma, era sostanzialmente completamente diverso da quello del suo predecessore Beck durante la crisi cecoslovacca. Ha anche messo in guardia contro il rischio che le azioni tedesche contro la Polonia potessero portare a una dichiarazione di guerra da parte di Inghilterra e Francia, e ha anche sviluppato un piano operativo per un'offensiva contro la Polonia, che, presumibilmente, non ha soddisfatto anche Hitler perché prevedeva troppo lunga un'operazione. Come appresi in quel momento dai militari, la durata dell'operazione contro la Polonia era infatti notevolmente ridotta rispetto a quanto previsto dal piano operativo.

Quando Halder concepì un'offensiva tedesca attraverso il confine occidentale, Brauchitsch e Halder credevano che questa offensiva, nella forma in cui fu poi condotta per ordine di Hitler, fosse irrealizzabile. Non so quali fossero esattamente le loro obiezioni, ma ho sentito in quel momento che parlavano ancora della durata dell'operazione, del numero di forze necessarie e, soprattutto, delle armi pesanti, nonché dell'entità delle perdite previste .

Quando, nonostante ciò, l'offensiva riuscì comunque e il colonnello generale von Reichenau prese parte come capo militare alla preparazione e alla conduzione dell'offensiva, Hitler finalmente immaginò di sapere di più sulla strategia di tutti i generali messi insieme. Inoltre, era brutto che la resistenza dei generali contro i piani di Hitler fosse debole. Solo l'Ammiragliato e il Comandante in Capo Marina Militare Roeder ha avuto abbastanza coraggio per valutare un'offensiva contro l'Inghilterra, senza prima raggiungere la superiorità aerea sull'Inghilterra, come assolutamente insostenibile.

A causa del fatto che l'aviazione tedesca nei raid aerei sull'Inghilterra non riuscì a ottenere un successo decisivo, l'attacco all'Inghilterra, che era stato preparato per molti mesi, chiamato condizionalmente "Sea Lion", che richiedeva la spesa di una grande quantità di materiali, è stato cancellato. Ma i generali, come già accennato, persero la forza della resistenza I piani di Hitler e Hitler, dopo la vittoria in Occidente, cominciò a fare i conti con la loro opinione ancor meno di prima.

Così, si è scoperto che la forza della resistenza dei generali contro l'attacco all'Unione Sovietica si è rivelata relativamente debole ed era già destinata all'inutilità, sebbene lo Stato maggiore considerasse la potenza militare dell'Unione Sovietica in un modo completamente diverso modo di Hitler.

Hitler, a sua volta, riteneva anche che la potenza militare della Germania per condurre una guerra simultanea in Oriente e in Occidente fosse meno sufficiente che per una guerra solo contro l'Occidente, contro la quale si era già espresso in precedenza ed era in generale, secondo la posizione degli ufficiali più anziani sopra indicata in relazione all'Unione Sovietica, contro la guerra con la Russia.

Più tardi, Brauchitsch e Halder, in qualità di esperti militari, dichiararono nuovamente il loro disaccordo con l'opinione di Hitler, quando nel novembre 1941 si pronunciarono contro una nuova offensiva contro Mosca, ma, tuttavia, ancora una volta senza successo. Ciò ha portato alle dimissioni di von Brauchitsch il 9 dicembre. Halder rimase al suo posto per qualche tempo, ma poi, a causa di disaccordi con Hitler, fu anche licenziato. Ma entrambi erano troppo tardi per cambiare qualcosa.

CLODIO

Tradotto da: traduttore del 4° dipartimento della 3a direzione principale del Ministero della sicurezza dello Stato dell'URSS tenente anziano POTAPOVA

Appunti:

* 1 Si tratta dello statista e politico francese Edouard Herriot.

* 2 Quindi, nel documento, stiamo parlando dei sindacati dei soldati in prima linea in Germania e Francia, ex partecipanti alla prima guerra mondiale.

* 3 Quindi nel documento si parla del ministero degli Esteri francese.

MINISTERO DELL'ISTRUZIONE E DELLA SCIENZA

REPUBBLICA DEL KAZAKISTAN

Facoltà di Relazioni Internazionali

Dipartimento di Relazioni Internazionali

Idoneo alla difesa

""__________2008

Testa dipartimento di MO

TESI

Cooperazione tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania nel quadro dell'Unione europea

Specialità ___________________

NOME E COGNOME. alunno __________________

Consulente scientifico____________

Astana - 2008


Contenuto

introduzione

Sezione 1 Caratteristiche dello sviluppo economico della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese nel quadro dell'Unione europea

1.1 Il potenziale economico della Germania e della Repubblica francese e il suo utilizzo

Sezione 2 Il ruolo della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese nella politica dell'Europa moderna

2.1 Principali caratteristiche dello sviluppo politico

capitolo 3

3.1 La vita culturale in Germania e nella Repubblica francese

3.2 Le fasi principali della cooperazione culturale

Conclusione


Definizioni, simboli e abbreviazioni

OMS Organizzazione Mondiale della Sanità

Organizzazione mondiale del commercio dell'OMC

GATT Accordo generale sulle tariffe doganali e sul commercio

UE Unione Europea

Commissione CES dell'Unione Europea

Fondo Monetario Internazionale FMI

ITO International Trade Organization

Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico della NATO

ONU Nazioni Unite

UNDP Programma di sviluppo delle Nazioni Unite

UNCTAD Commissione delle Nazioni Unite per il commercio e lo sviluppo

Germania Repubblica federale di Germania


introduzione

Rilevanza del tema di ricerca. All'inizio del 21° secolo, Francia e Germania non svolgono un ruolo ausiliario derivante dai loro obblighi nell'ambito della "solidarietà atlantica", ma un ruolo sempre più indipendente nella politica internazionale. Questo è stato il risultato di un lungo processo storico riavvicinamento tra i due paesi. Una svolta importante e decisiva furono gli eventi del 1958-1963, ancora valutati ambiguamente in scienza storica.

Il processo di integrazione europea dalla seconda metà del 20° secolo è stato all'insegna della riconciliazione tra Francia e Repubblica Federale Tedesca.

Attualmente, nel periodo di rapido sviluppo del progresso scientifico e tecnologico, l'esistenza di stati senza la loro interazione è impossibile. L'interazione può essere identificata attraverso relazioni politiche, economiche e culturali. Questo documento discute questioni economiche, politiche e culturali della cooperazione tra la Repubblica di Francia e la Repubblica federale di Germania.

A partire dalla storia del Medioevo, le relazioni franco-tedesche furono in gran parte di natura conflittuale. L'antagonismo tra Francia e Germania fu una delle cause della guerra franco-prussiana del 1870-1871, così come della prima e della seconda guerra mondiale. Solo nella seconda metà del Novecento. si è instaurata un'atmosfera di collaborazione tra la Francia e la Germania occidentale. l'accordo tra la Repubblica francese e la Repubblica federale di Germania sulla cooperazione franco-tedesca del 22 gennaio 1963 (Trattato dell'Eliseo) ha formalizzato un miglioramento qualitativo delle relazioni bilaterali (Appendice 1). In queste condizioni, da tempo, sia nel nostro Paese che all'estero, c'è ed è attivo lo sviluppo della ricerca sulla storia delle relazioni tra i due Paesi. Tuttavia, lo studio della vasta gamma di pubblicazioni su questo problema accumulate in questo periodo è stato finora frammentario.

Oggi, Francia e Germania sono i principali stati dell'Europa occidentale, esercitando un'influenza significativa sulla politica dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico e dell'Unione Europea.

Sono Francia e Germania i principali architetti d'Europa. Lavorando insieme, possono creare un'Europa degna del suo passato e del suo potenziale.

Come il passato dimostra, entrambi i paesi, sia per il loro potenziale politico ed economico sia per la storia dell'integrazione europea, sono semplicemente chiamati ad aiutare l'UE a superare le barriere. Da qui nasce una responsabilità speciale per il destino dell'Europa, che entrambi i paesi portano. L'Europa ha bisogno di una leadership franco-tedesca visionaria, nel senso di proporre iniziative congiunte lungimiranti che siano efficaci anche all'esterno. Allo stesso tempo, però, non si deve dare l'impressione che insieme Germania e Francia stiano diventando egemoni. Nessuno degli Stati membri più piccoli vuole perdere la propria importanza a causa dell'asse Berlino-Parigi. Inoltre, un'UE allargata non funzionerà più come un motore a due tempi: Francia e Germania dovranno andare avanti insieme con ulteriori "motori fuoribordo", per non parlare della necessità di una stretta collaborazione con il Regno Unito per un efficace Common Foreign and Politica di sicurezza.

La rilevanza del tema è accresciuta dall'importanza del partenariato reciproco tra Germania e Francia, che rappresentano reciprocamente una zona prioritaria di interessi economici in considerazione del fatto che entrambi i paesi partecipano attivamente alle relazioni economiche internazionali e, soprattutto , nel quadro dell'Unione Europea (UE). La necessità obiettiva di studiare il partenariato franco-tedesco in espansione è anche dovuta alla crescente influenza di Germania e Francia nel mondo, di cui dovrebbero tener conto nella conclusione di accordi bilaterali e multilaterali nella regione europea. L'esperienza tedesca di regolazione economica può essere utile per la Francia così come quella francese per la Germania, in particolare in materia di organizzazione e gestione dei settori più importanti dell'economia, attuando programmi nel quadro del concetto di economia sociale di mercato, in termini di scelta e applicazione dei più efficaci meccanismi di mercato.

Lo scopo di questo lavoro è identificare le tendenze attuali nello sviluppo delle relazioni bilaterali tra Francia e Germania nel contesto del processo di approfondimento dell'integrazione economica europea al fine di identificare le specificità dello sviluppo delle economie tedesca e francese nella fase attuale , nonché lo sviluppo delle relazioni politiche e culturali.

Per raggiungere questo obiettivo, sono stati impostati e risolti i seguenti compiti:

analizzare le caratteristiche dell'attuale modello economico di Francia e Germania;

determinare il ruolo delle economie di Germania e Francia nell'Unione Europea;

esplorare le caratteristiche principali dello sviluppo politico, nonché le aree prioritarie della politica estera di Francia e Germania;

analizzare le relazioni culturali franco-tedesche e formulare possibili prospettive per un'ulteriore partnership strategica tra i due paesi nel campo della cultura.

Oggetto della ricerca sono le relazioni che nascono tra Francia e Germania nel campo dell'economia, della politica, della cultura.

Oggetto dello studio sono le relazioni economiche che nascono tra Germania e Francia nel contesto dell'intensificarsi dei processi di globalizzazione economica con l'espansione e l'approfondimento dell'integrazione europea; dinamiche, caratteristiche e tendenze dello sviluppo socio-economico dei paesi, lo stato di competitività, nonché le relazioni politiche e culturali.

La base metodologica della ricerca utilizzata nella tesi è il principio di unità degli approcci storico-economici basati su sistemici, economico-statistici, grafici e cross-country analisi comparativa processi socio-economici.

Base di origine tesi. Tra i documenti ufficiali pubblicati va citata la "Collection of Basic Documents and Materials on the North Atlantic Block (1963-1964)", che contiene il testo del Trattato Elisi del 22 gennaio 1963 /

Durante la stesura di questo lavoro sono stati utilizzati documenti francesi e tedeschi pubblicati. Queste pubblicazioni contengono materiali sullo sviluppo delle relazioni franco-tedesche occidentali in vari campi dal 1958 al 1964. Una fonte importante su questo argomento è la letteratura di memorie. Con tutta la soggettività e l'ambiguità di valutazioni e conclusioni, la letteratura di memorie ha permesso di ricreare più pienamente l'atmosfera del riavvicinamento franco-tedesco occidentale, di identificare differenze nei punti di vista e nelle posizioni degli autori sulle questioni più importanti.

Un gruppo separato di fonti è costituito dai periodici pubblicati in Francia e Germania nella seconda metà del XX secolo e ai nostri giorni. Si tratta di edizioni francesi: "Mond", "Label France", oltre a quelle tedesche: "Di Welt", "Frankfurter Allgemeine".

Nello studio delle questioni delle relazioni internazionali, i materiali elettronici pubblicati sul World Wide Web sono di grande importanza. In connessione con la celebrazione del 40° anniversario del Trattato dell'Eliseo nel 2003, sul sito web dello Sh. de Gaulle, è stata presentata una selezione di documenti precedentemente pubblicati, estratti dalle memorie di personaggi politici famosi legati alla riconciliazione franco-tedesca occidentale (Ch. de Gaulle, K. Adenauer, Mr. Kusterer), articoli scientifici dalla rivista Yusnoir di Professori della Sorbona che si occupano di questo problema (J Bled, F. Kersody). Di interesse sono i siti delle ambasciate francese e tedesca a Mosca.

La tesi utilizza anche le opere fondamentali di esperti russi e stranieri nel campo della teoria economica, dell'analisi dell'economia dei paesi stranieri, dell'integrazione europea e della globalizzazione dell'economia mondiale, nonché di autori che hanno studiato lo sviluppo politico e culturale della Germania e la Francia, le loro relazioni bilaterali all'interno dell'Unione Europea. Le opere di autori come V. Gutnik, N. Vystoropsky, D. Vladikovsky, S. Bityukov, P. Gamza, S. Borisov, I. Cherny, S. Firsova, E. Avdokushin, P. Akumov sono state utilizzate nell'opera .

Nell'articolo di Akumov P.L. - "Problemi reali dell'Europa" copre in dettaglio le questioni dell'interazione della Germania con i paesi sviluppati d'Europa, inclusa la Francia. viene fornita una valutazione economica della posizione della Germania rispetto ad altri paesi.

Continuando il tema dell'economia della Germania moderna, Bityukov S. confronta la situazione e le prospettive di crescita economica, il suo declino nei singoli indicatori rispetto a periodi diversi.

Gutnik V. nell'articolo "La Germania, la strada per la ripresa" analizza le opportunità nascoste e le riserve della Germania per aumentare il tasso di crescita economica.

Gli scienziati politici tedeschi raccontano in dettaglio le prospettive delle relazioni franco-tedesche, i loro problemi e lo stato attuale.

MU Simychev "Neighbors on the Rhine ieri e oggi: un saggio sulla storia delle relazioni franco-tedesche e franco-tedesche occidentali", pubblicato nel 1988, è più obiettivo nel presentare le posizioni di entrambe le parti e ha un'ampia base di fonti. M.K. Simychev analizza lo sviluppo delle relazioni tra Germania e Francia, riproducendole sullo sfondo del processo di integrazione dell'Europa occidentale. Purtroppo, il periodo che ci interessa, che è stato decisivo per l'ulteriore processo di riavvicinamento tra i due Stati, non ha ricevuto sufficiente attenzione.

Le fonti utilizzate, sulla base della loro analisi, hanno consentito di tracciare un quadro abbastanza completo degli eventi accaduti e di considerare in modo completo e oggettivo le questioni discusse nel lavoro.

L'argomento della tesi è piuttosto ampio ed è rappresentato da opere di vario genere livello scientifico. questo argomento è stato di interesse per i ricercatori, principalmente in Francia e Germania, sin dai primi passi della cooperazione franco-tedesca occidentale nel campo in esame e fino ad oggi.

La struttura del lavoro riflette l'obiettivo e i compiti che lo implementano. Il lavoro consiste in un'introduzione, tre capitoli, una conclusione, un elenco di riferimenti e applicazioni.


Sezione 1 Caratteristiche dello sviluppo economico della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese nel quadro dell'Unione europea 1.1 Il potenziale economico della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese e il suo utilizzo

Lo sviluppo in profondità e l'ampiezza del processo di integrazione in Europa, che ha portato alla formazione dell'Unione Europea, che ha un potente potenziale industriale e finanziario integrato in grado di competere con gli Stati Uniti sotto molti aspetti, ha soddisfatto pienamente gli interessi politici della Francia e Germania.

Francia e Germania sono collegate tra loro da una fitta rete di relazioni commerciali e di investimento. Entrambi i paesi sono i maggiori partner commerciali l'uno dell'altro: la Francia rappresenta il 10% delle esportazioni tedesche e l'8,7% delle importazioni tedesche; una quota ancora maggiore della Germania nelle esportazioni francesi (14,3%) e nelle importazioni (15,9%; tutti i dati per il 2005) / Le imprese tedesche rappresentano il 12,7% degli investimenti diretti totali in Francia, la Germania è al quarto posto in questo indicatore. A sua volta, la Francia è il terzo investitore in Germania (14,1%) 2.700 aziende e filiali tedesche e 1.400 francesi sono presenti rispettivamente nel paese vicino.

La stessa economia della Francia in un anno di elezioni presidenziali presenta un quadro pieno di contrasti. La crescita economica dal 1995 è stata notevolmente superiore a quella della Germania e anche al di sopra della media dell'UE, ma la crescita è rallentata nel 2006, portando a critiche sulla sostenibilità del modello di crescita francese. I tassi di occupazione sono aumentati notevolmente negli ultimi dieci anni, principalmente a causa di politiche attive (e costose) del mercato del lavoro. Tuttavia, il tasso di disoccupazione è ancora al di sopra della media dell'UE e il tasso di occupazione è corrispondentemente inferiore. La Francia è uno dei primi cinque paesi industrializzati al mondo, ma ha perso alcuni dei suoi mercati nel mondo; dal 2000 ha un deficit commerciale. Le grandi aziende francesi occupano posizioni di primo piano nel mondo, ma le medie e piccole imprese del paese sono ancora sottosviluppate. Infine, i migliori tassi di fertilità della Francia in Europa testimoniano l'ottimismo della società.

I contrasti sono evidenti anche quando si confrontano le discussioni politiche e la pratica economica. Ad esempio, le denunce per il crollo dell'economia e la deindustrializzazione del Paese non si placano, sebbene i dati economici confutino tali scenari catastrofici. Tutti i partiti politici parlano della minaccia di trasferire la produzione in altri paesi (delocalizzazione), sebbene questo fenomeno rimanga marginale rispetto ad altri problemi. L'antiliberalismo emerso durante il referendum europeo del 2005 e professato anche dalla classe politica del Paese è in netto contrasto con il reale riorientamento del Paese verso le strutture di mercato, che va avanti da due decenni. Gli appelli al "patriottismo economico" dell'ex primo ministro Domique de Villepin non riescono a mascherare il fatto che lo Stato francese ha poca o nessuna influenza diretta sulla vendita internazionale di aziende.

Nel dopoguerra l'economia francese conobbe due sconvolgimenti. Durante i trenta gloriosi anni (Jean Fourastier) successivi al 1944 si verificò un vero e proprio “salto nella modernità”: la rapida trasformazione di un'economia arretrata, prevalentemente agraria-piccola-industriale, in una moderna società industriale-servizi. Dagli anni '80, un più complesso processo di adattamento strutturale e di transizione da un'economia a orientamento nazionale, caratterizzata da centralismo e dirigismo, a un'economia di mercato aperta. L'economia si è aperta: le importazioni e le esportazioni rappresentano oggi circa il 26% del PIL (1970: circa il 13%). Innanzitutto, le grandi aziende hanno globalizzato la loro strategia e perseguono una politica di investimento attiva all'estero. Allo stesso tempo, hanno successo: circa la metà delle 40 maggiori società incluse nell'indice azionario francese CAC-40 ha il fatturato più grande del mondo e una su quattro è addirittura leader mondiale nel settore in questione /5, 14 /. In tutto il mondo, 22mila filiali di aziende francesi danno lavoro a circa cinque milioni di lavoratori. Allo stesso tempo, la Francia è diventata attraente per gli investitori stranieri: le 40 maggiori società quotate sono aperte agli investitori stranieri su una scala senza precedenti in Europa: detengono il 44% del capitale di queste società. Questo, tuttavia, a volte porta a esplosioni di paura per il predominio degli stranieri e provoca discussioni sul "patriottismo economico" volto a proteggere le aziende francesi dall'acquisizione da parte di stranieri /6, 16-21/. Inoltre, l'economia francese è stata coinvolta in un aggiustamento strutturale globale, che ha lasciato tracce profonde, soprattutto nell'industria. Dal 1978 sono stati tagliati 1,5 milioni di posti di lavoro. Ciò ha ulteriormente rafforzato l'atteggiamento critico dei francesi nei confronti della globalizzazione, in particolare l'acquisizione di società francesi da parte di società straniere e la deindustrializzazione del paese.

Tuttavia, la convinzione ampiamente diffusa sul crollo dell'economia francese è infondata. La deindustrializzazione in costante progresso, ad esempio, è fuori questione. La quota dell'industria nel potenziale economico del Paese è stabile da circa 25 anni e numerosi subappaltatori vivono degli ordini di grandi imprese industriali. Lo stesso vale per il ritiro della produzione francese nei paesi con manodopera a basso costo. Questi paesi, infatti, rappresentano meno del 5% degli investimenti diretti francesi.Un'analisi attenta dei punti di forza e di debolezza dell'economia francese porta a stime più differenziate. La Francia come luogo di investimento presenta una serie di vantaggi, tra cui il centro Posizione geografica, le dinamiche del mercato interno, le qualifiche della forza lavoro, la qualità delle infrastrutture. La competitività di prezzo delle imprese è aumentata costantemente dagli anni '80. In generale, i rating internazionali confermano che le aziende francesi sono brave a vendere i loro prodotti in tutto il mondo e ad entrare in nuovi mercati in crescita con le loro offerte; I prodotti "Made in France" hanno anche una buona immagine in termini di prezzo e qualità /8.49, 209-228/. (Appendice C).

Le debolezze sono evidenti, tuttavia, in termini di competitività di qualità. Pertanto, la Francia ha una serie di punti problematici nel suo potenziale innovativo e nel campo delle NUOVE tecnologie: un basso livello di investimento in I - principalmente a livello di imprese; un numero limitato di brevetti registrati; clima imprenditoriale non sufficientemente favorevole alla creazione di nuove imprese; arretrato nella produzione e applicazione di informazioni e tecnologie della comunicazione, oltre ad altre carenze. Nella classifica comparativa dell'innovazione, che si basa su diversi indicatori, la Francia è nella zona centrale (9° posto su 25), mentre la Germania (4° posto) è nel gruppo di testa /9/.

La Germania è riuscita a raggiungere il successo economico nazionale attraverso l'uso di fattori di crescita economica come il raggiungimento del progresso scientifico e tecnologico, l'elevata qualità del "Capitale umano", la partecipazione attiva alle relazioni economiche mondiali e una prudente politica economica interna. La Germania è fornita in abbondanza o addirittura in abbondanza di altri fattori di produzione: una forza lavoro con qualifiche adeguate, capitale monetario. C'è un evidente eccesso, innanzitutto, nel mercato del lavoro, perché il tasso di disoccupazione (rapporto tra il numero dei disoccupati ufficialmente iscritti e il numero della popolazione economicamente attiva) è del 10-12%, il che crea una certa tensione sociale nella società /10, 45/.

Dopo l'unificazione delle parti occidentale e orientale del paese nel 1990, la Germania è diventata il paese più grande d'Europa in termini di potenziale economico. Nell'economia globale, la Germania è anche uno dei leader, classificandosi al terzo posto nel mondo in termini di PIL. La Germania non è ricca risorse naturali. È possibile notare carbone e lignite, sali di potassio. Circa il 55% del territorio è occupato da terreni agricoli, il 30% da foreste. Tra risorse idriche i paesi dovrebbero evidenziare la rete di fiumi e canali. Una rete così fitta contribuisce allo sviluppo della navigazione fluviale e Duisburg-Ruhrort è il porto più grande del mondo. Tra i laghi, il più famoso è il Lago di Costanza, situato all'incrocio dei confini di Germania, Austria e Svizzera, che qui attira molti turisti. La Germania è sempre stata caratterizzata dall'alto ruolo dello Stato nell'economia. Il modello dell'economia sociale di mercato è un compromesso tra crescita economica e un'equa distribuzione della ricchezza. Al centro del sistema è posta l'attività imprenditoriale dello Stato, che assicura una distribuzione più o meno uniforme dei benefici sociali a tutti i membri della società. Un'altra caratteristica dello sviluppo economico della Germania è il cosiddetto "capitalismo del Reno", caratterizzato da un ruolo significativo delle banche nell'economia del Paese. Le banche sono grandi azionisti di società industriali e di servizi in Germania, quindi non è un caso che le banche interferiscano attivamente nel processo decisionale aziendale. Pertanto, le posizioni delle banche nell'economia tedesca, tenuto conto del loro impatto reale sull'attività, risultano essere più forti che in altri paesi del mondo.

Oggi la Germania sta attraversando gravi difficoltà a causa del suo modello di economia sociale di mercato. La Germania ha registrato un tasso di crescita del PIL piuttosto basso alla fine degli anni '90, quasi tre volte inferiore a quello degli Stati Uniti nello stesso periodo. È stato registrato il tasso di disoccupazione più alto dal 1933, che al suo apice (nel marzo 1997) ammontava all'11,3% della popolazione economicamente attiva fino all'estate del 1999, il marco ha continuato a diminuire, raggiungendo un livello di 1,92 marchi per dollaro USA in fine luglio. L'alto livello delle garanzie sociali ha portato al fatto che il 40% dell'utile netto delle aziende tedesche va a salari e contributi ai fondi sociali. Su 100 euro di stipendio netto, in media, i contributi dei datori di lavoro ai fondi sociali ammontano a 81 euro. il livello delle indennità di disoccupazione è piuttosto elevato, il che contribuisce alla dipendenza di una parte dei tedeschi, viene utilizzata una forte pressione fiscale sulla popolazione e sulle imprese per mantenere le prestazioni sociali al livello adeguato. Il livello di tassazione nel paese alla fine degli anni '90 ha raggiunto livelli senza precedenti /12/. Quindi, se negli Stati Uniti circa il 32% degli utili non distribuiti va alle tasse, nel Regno Unito - 45%, in Germania questa cifra raggiunge il 65%. L'alto livello delle tasse e la mancanza di programmi per stimolare gli investimenti esteri porta al fatto che la Germania non è molto attraente per i capitali stranieri. In Germania, nonostante la triplicazione degli investimenti esteri nell'economia del paese negli ultimi 10 anni a 58 miliardi di dollari nel 2002, gli investitori stranieri rappresentano il 7,5% /13/ degli investimenti totali. Il disinteresse degli investitori stranieri nella creazione di industrie high-tech in Germania porta ad una progressiva debolezza tecnica del Paese. La Germania non è un leader tecnologico mondiale, le sue posizioni nell'ingegneria genetica e nella microelettronica sono particolarmente deboli. Tutto questo è irto della perdita delle esportazioni tedesche. La tendenza era chiaramente visibile dall'inizio degli anni '80: dal 1980 al 1993 la quota del mercato high-tech della Germania è scesa dal 20,3% al 16,2%. anche le multinazionali tedesche svolgono fino a un terzo della loro ricerca e sviluppo all'estero, poiché fare scienza in Germania non è redditizio. La quota di spesa pubblica nell'economia tedesca è estremamente elevata (circa il 50%) e la crescita della spesa pubblica crea un problema con il deficit di bilancio e il debito pubblico. A complicare il problema dell'economia sociale di mercato in Germania c'è il consolidamento delle terre orientali e occidentali. Nel contesto della crisi del modello economico nazionale, è necessario risolvere le trasformazioni strutturali nei territori orientali, che hanno determinato la chiusura di industrie non redditizie, la disoccupazione e le tensioni sociali nel territorio dell'ex DDR, investimenti per un sono necessari circa 2 trilioni di rubli per superare l'arretratezza delle terre orientali. Euro /14/ per pareggiare il livello di sviluppo delle terre occidentali e orientali, è stata addirittura introdotta una speciale "tassa di solidarietà", che ha comportato un aumento del livello delle tasse sulle società e sul reddito delle persone fisiche. È anche necessario portare il livello di produttività del lavoro nell'est agli standard occidentali, circa tre volte superiore a quello che è. La privatizzazione e le politiche sociali sono necessarie per proteggere i tedeschi dell'est dagli effetti del cambiamento strutturale. Tutti questi compiti richiedono nuove spese da parte del governo federale e il bilancio del paese è sempre meno in grado di far fronte al suo compito.

L'economia tedesca è caratterizzata dalla "superindustrializzazione", cioè una quota abbastanza ampia dell'industria nella produzione del PIL rispetto a molti paesi sviluppati del mondo. Solo Giappone, Irlanda e Portogallo sono più industrializzati della Germania. Questo non è casuale, poiché la specializzazione della Germania nell'economia mondiale è la produzione di prodotti industriali. Non c'è dubbio che la Germania alla fine del 2000 ha raggiunto un certo picco nello sviluppo del modello nazionale di economia, che ora necessita di un serio ammodernamento. Molto probabilmente, la Germania avrà bisogno di liberalizzazione economica e riforme conservatrici sulla falsariga americana. A causa della debolezza delle trasformazioni strutturali dell'economia, la Germania è sempre meno in grado di far fronte al suo ruolo di locomotiva per lo sviluppo dell'Europa e dell'UE.

La quota dell'agricoltura nel dopoguerra è notevolmente diminuita. Tuttavia, l'agricoltura continua ad essere di alto livello qualitativo. Circa il 90% del fabbisogno alimentare è soddisfatto dalla propria produzione agricola. L'agricoltura, come molti settori fondamentali dell'economia, riceve sussidi governativi, il che la rende poco efficiente. L'industria leader è la zootecnia. La Germania esporta carne, burro, grano.

L'industria tedesca fornisce al paese la leadership in molti mercati mondiali per i prodotti finiti. I settori più competitivi sono /15/:

industria automobilistica;

ingegneria dei trasporti (costruzione di automobili, costruzione di aeromobili);

ingegneria meccanica generale (produzione di macchine utensili, dispositivi vari);

industria elettrica;

meccanica e ottica di precisione;

industrie chimiche, farmaceutiche e profumeria-cosmetiche;

metallurgia ferrosa.

In precedenza, la Germania era uno dei leader mondiali nella produzione di acciaio. Le principali capacità di produzione dell'industria siderurgica erano concentrate nella regione della Ruhr. Ma dal 1973 molte imprese metallurgiche sono state chiuse. Per quanto riguarda la posizione di questa industria nelle terre orientali, l'industria pesante locale è stata interrotta poco dopo l'unificazione dei due paesi. Attualmente, i principali settori dell'economia tedesca sono l'ingegneria meccanica, l'industria chimica e l'industria alimentare. L'ingegneria meccanica è orientata ai mercati esteri, quindi è diversificata e multistrutturale. Gli stabilimenti automobilistici sono concentrati nelle terre del Baden-Württemberg (Audi, Daimler-Benz), Bassa Sassonia (Volkswagen), Assia (Opel), Renania settentrionale-Vestfalia (Ford, Opel), Baviera (BMW).) e Saarland (" Guado"). La produzione di automobili nelle terre orientali è stata interrotta a causa del mancato rispetto dei requisiti ambientali dei prodotti. Ma "Volkswagen", "Opel" e "Daimler-Benz" hanno rapidamente dominato e riorientato le fabbriche della Germania orientale per produrre auto dei propri marchi /16/.

Dalla fine del Novecento. La Germania iniziò ad avanzare alle prime posizioni nel mondo nella produzione di apparecchiature elettriche. Il centro della produzione era Berlino, dove si trovavano aziende famose come Siemens, AEG, Telefunken e Osram. Dopo la seconda guerra mondiale e la divisione della Germania, la produzione più potente e moderna si svolse a Monaco, Stoccarda, Norimberga e altri centri della Germania meridionale. Nella RDT, l'industria elettrica ed elettronica era concentrata a Berlino e Dresda. Dopo l'unificazione, questa industria nelle terre orientali non ha ricevuto sviluppo, a causa della grave usura e dell'invecchiamento degli impianti di produzione.

Dalla fine del Novecento. iniziò anche l'ascesa dell'industria chimica Il paese stava attivamente creando un mercato mondiale per i coloranti artificiali. La principale materia prima per l'industria chimica è il petrolio. La maggior parte degli impianti petrolchimici sono concentrati lungo il Reno e i suoi affluenti - a Ludwigshafen, vicino a Francoforte, e nella regione industriale della Ruhr. Le fabbriche della Germania orientale ad Halle e Lipsia sono state chiuse a causa del grave inquinamento ambientale.

Il settore tessile dell'economia tedesca ha recentemente trasferito la sua produzione all'estero, ma rimane ancora una delle industrie più potenti. L'industria tessile si trova nella Renania settentrionale-Vestfalia e nella Baviera meridionale.

Un posto speciale nell'industria è occupato dalla produzione di meccanica di precisione e ottica. Dopo la fusione, la società della Germania occidentale "Zeiss" ha acquisito un impianto di produzione simile a Jena. Le industrie nuove e progressiste hanno un'influenza notevole sullo sviluppo dell'industria, riducendo l'importanza delle industrie minerarie, tessili, dell'abbigliamento e degli alimenti e degli aromi. L'industria delle terre orientali della Germania ha subito una ristrutturazione significativa a causa del fatto che le sue ex industrie, originariamente focalizzate sull'URSS e sui paesi dell'Europa orientale, hanno dovuto essere liquidate, mettendo l'industria delle costruzioni, l'industria alimentare e degli aromi, meccanica di precisione e ottica al centro dello sviluppo.

Lo sviluppo del settore dei servizi in Germania è leggermente inferiore al livello di altri paesi sviluppati. In Germania sono stati creati meno posti di lavoro nel settore dei servizi. Tuttavia, la Germania nell'economia mondiale è specializzata in servizi bancari e finanziari, turismo. La Germania ha un'infrastruttura molto sviluppata: un'eccellente rete di automobili e linee ferroviarie, uno dei più grandi porti aerei e marittimi in Europa e nel mondo. Le tecnologie più avanzate sono utilizzate nel campo dei trasporti.

I porti più grandi del paese: Berlino, Bonn, Brema, Bremenhafen, Colonia, Dresda, Amburgo, Karlsruhe, Kiel, Lubecca, Magdeburgo, Mannheim, Rostock, Stoccarda

Le relazioni economiche estere della Germania sono note per essere uno dei più importanti esportatori e importatori del mondo. L'esportazione consiste in; macchine - 31%, macchine utensili e attrezzature - 17%, prodotti chimici - 13%, metalli, alimentari e tessili /19/.

La posizione del paese nell'importazione e nell'esportazione di servizi è leggermente più modesta. In termini di esportazioni di servizi, il paese è al quarto posto nel mondo - 75,7 miliardi di dollari In termini di importazioni di servizi, il paese è al secondo posto nel mondo - 121,8 miliardi di dollari.

Per la Germania, il progresso scientifico e tecnologico è un fattore molto importante per lo sviluppo economico. La Germania ha una base di conoscenze scientifiche e tecniche sviluppate che risale al 19° secolo. Ha una lunga tradizione di ricerca scientifica di livello mondiale, specialmente in campi come la chimica, la fisica ottica, la metallurgia, la medicina, ecc. I progressi nella ricerca scientifica danno alle aziende tedesche un grande vantaggio competitivo. Le imprese industriali tedesche detengono più brevetti delle imprese del resto dei paesi dell'Europa occidentale dell'UE messi insieme, cedendo, tuttavia, a quelli americani e giapponesi. Tuttavia, il saldo tecnologico della Germania (il rapporto tra pagamenti e proventi dal commercio di licenze) è stato negativo dal dopoguerra, associato a significative importazioni di tecnologia da parte di filiali di multinazionali estere con sede in Germania. In realtà, le aziende tedesche hanno un saldo tecnologico positivo.

Sviluppo moderno L'economia francese è trainata dai seguenti fattori principali: l'influenza del progresso scientifico e tecnologico, la crescita dei legami e la preparazione del paese a completare la formazione dell'Unione economica e monetaria (UEM) all'interno dell'UE. Questi fattori determinarono in gran parte sia la ristrutturazione strutturale dell'economia del paese nel suo insieme che la formazione di una base materiale e tecnica fondamentalmente nuova di beni e servizi, stimolarono l'emergere di nuovi e moderni settori dell'economia francese.

La Francia è entrata nel 20° secolo con una delle economie più potenti. Produce oltre il 5% del PIL mondiale, classificandosi al quarto posto nel mondo in questo indicatore e secondo solo a USA, Giappone e Germania. In termini di PIL pro capite e quota nella produzione industriale mondiale, la Francia nel 2001 si è classificata al 5° posto nel mondo e al 4° in termini di quota nelle esportazioni mondiali. Allo stesso tempo, l'economia francese è una "economia di servizi", la cui quota sul PIL nel 2002 era del 71%. Questa cifra è in linea con quella degli Stati Uniti e del Regno Unito ed è superiore a quella della Germania. Le quote dell'industria e dell'agricoltura in Francia rappresentano rispettivamente il 26% e il 3%.

La Francia è il leader nella produzione agricola tra tutti i paesi europei. Inoltre, i settori dell'economia francese come i trasporti e le telecomunicazioni, l'industria alimentare e farmaceutica, i servizi bancari, le assicurazioni, il turismo e, naturalmente, la produzione di beni di lusso tradizionali (pelletteria, abbigliamento alla moda, profumi, vini, ecc.) . Anche l'ingegneria meccanica, in particolare la produzione di automobili, l'elettronica, la metallurgia sono tra i settori più sviluppati dell'economia francese.

È importante notare che negli ultimi anni il tasso di crescita del prodotto interno lordo reale e della produzione industriale in Francia ha superato in media i valori corrispondenti per i paesi dell'Eurozona. Ciò è stato osservato in un contesto di livelli di inflazione e debito pubblico più bassi rispetto ad altri paesi dell'Europa occidentale. Allo stesso tempo, i tassi di crescita economica sono aumentati nel 1999-2000, in gran parte a causa dell'espansione della domanda mondiale, raggiungendo il 3,8% alla fine di questo periodo. Tuttavia, il rallentamento della crescita dell'economia mondiale nel 2001-2002. ha determinato un rallentamento della crescita economica francese: il PIL reale nel 2002 è aumentato solo dell'1,1% rispetto all'anno precedente, che, tuttavia, supera la media europea. Allo stesso modo, nonostante un calo dello 0,3% della produzione industriale nel 2002, come mostra lo studio IM, già nel dicembre 2002 le valutazioni sulla situazione attuale e future fornite dai produttori industriali francesi sono migliorate. Nonostante il clima di generale incertezza che regna attualmente nel mondo, molti esperti francesi mantengono previsioni positive per la produzione di beni di consumo e prodotti dell'industria alimentare. La crescita in questi settori dovrebbe impedire un calo della produzione industriale.

Pertanto, sullo sfondo della crisi economica globale nel suo insieme, la Francia mantiene ancora una posizione abbastanza forte. Tuttavia, la sua posizione può peggiorare se non vengono risolte le contraddizioni interne legate alla crisi del "modello francese di sviluppo". In particolare, l'opinione prevalente tra imprenditori e produttori francesi è che la formula economica della Francia, basata su tasse e sicurezza sociale più elevate rispetto alla maggior parte dei paesi con cui le aziende concorrono, ha già esaurito la sua utilità. Attualmente, il livello di tassazione delle società in Francia è uno dei più alti in Europa. Nella stragrande maggioranza dei paesi, una media del 35% degli utili lordi va alle tasse (nel Regno Unito, ad esempio, solo il 26%), mentre in Francia l'aliquota dell'imposta sul reddito delle società è del 42%. Da nessuna parte nell'UE gli imprenditori pagano contributi sociali così elevati: raggiungono il 10% del PIL. Tutto ciò incide negativamente sulla competitività degli imprenditori francesi.

Un'altra caratteristica dell'economia francese è un alto grado di partecipazione statale, un'ampia quota di proprietà statale. Sebbene siano già stati compiuti numerosi passi significativi verso la transizione verso un'economia basata principalmente su meccanismi di mercato. Il governo di L. Jospin ha anche effettuato la privatizzazione parziale o completa di numerose grandi imprese, banche e compagnie assicurative. Tuttavia, la quota dello Stato nell'economia francese è ancora elevata. La spesa pubblica supera il 53% del PIL, ben al di sopra della media OCSE del 38%. Lo stato possiede ancora una partecipazione di controllo in circa 1.500 società, inclusi giganti francesi come Franstelecom, Air France, Electricite de France, Gas de France, Renault. Lo Stato resta dominante nel settore dei trasporti pubblici, nel settore della difesa, continua a controllare i prezzi dei monopoli naturali, le tariffe dei servizi sanitari, i prezzi della maggior parte dei prodotti agricoli. Secondo molti esperti, le attività commerciali sono ancora eccessivamente regolamentate, il che, combinato con un alto grado di burocratizzazione e corruzione, incide negativamente sulla posizione delle aziende francesi in Europa. Una caratteristica importante dello sviluppo economico della Francia è l'elevata disoccupazione, superiore alla media dei paesi della zona euro. Anche se, ovviamente, a questo proposito, sono stati raggiunti numerosi risultati positivi: la disoccupazione è scesa dal 12,2% nel 1997 al 9,1% nel 2002. Ma questo è ancora 2 volte superiore al tasso di disoccupazione negli Stati Uniti e nel Regno Unito. La riduzione della disoccupazione è dovuta a politiche economiche che negli ultimi 10 anni sono state volte a stimolare la creazione di posti di lavoro nel settore del mercato. Incoraggiare l'introduzione del lavoro a tempo parziale, ridurre gli oneri sociali per i lavoratori poco qualificati, i contratti di lavoro autonomo, incoraggiare la riduzione dell'orario di lavoro su base contrattuale - in ciascuno di questi casi si trattava della necessità di incentivare le imprese a abbandonare l'idea che la riduzione del numero di dipendenti aumenti l'efficienza della gestione. La settimana lavorativa è stata ridotta da 39 a 35 ore, per compensare questa riduzione gli imprenditori sono stati costretti ad aumentare il numero dei dipendenti. Tuttavia, questa espansione dell'occupazione in gran parte artificiale sullo sfondo di una diminuzione della produttività del lavoro ha portato a un aumento del carattere estensivo della crescita dell'economia francese: il rapporto tra il contributo alla crescita economica della produttività del lavoro e l'occupazione è cambiato a favore di l'ultimo. Nel complesso, questa non è una buona notizia, poiché la produttività è il fattore che guida la crescita economica e il miglioramento del tenore di vita nel lungo periodo. Inoltre, il tasso di occupazione giovanile in Francia è il più basso di qualsiasi altro paese dell'OCSE e il tasso di occupazione tra i 55 ei 65 anni è uno dei più bassi. Cioè, la situazione è tale che per tornare alla piena occupazione non è sufficiente eliminare la disoccupazione.

Gli economisti concordano sul fatto che questa situazione è una conseguenza della disoccupazione strutturale, che può essere ridotta solo modificando l'intera formula economica. L'elevata sicurezza sociale, l'incoraggiamento per le madri a rimanere a casa e per i lavoratori con più di 50 anni di età hanno portato a un mercato del lavoro eccezionalmente rigido. Il risultato è un'elevata disoccupazione, soprattutto tra i giovani. Allo stesso tempo, diventa chiaro agli ambienti di governo che nelle condizioni dell'integrazione europea e dello sviluppo della globalizzazione, non è più possibile preservare il "modello francese" nella sua forma precedente con il suo mercato del lavoro rigido, la grande spesa pubblica, e un grande settore pubblico.

Germania e Francia sono tra i paesi leader nella comunità mondiale in generale e nei paesi europei in particolare. Oggi la Germania, grazie alla sua potenza economica, è il leader indiscusso dell'UE. L'economia tedesca rappresenta oltre il 30% dell'economia dell'Eurozona, mentre l'economia francese rappresenta circa il 20%. Ne consegue che il 50% delle economie di questi due paesi sono economie dell'Unione Europea. Per la maggior parte dei paesi dell'UE, la Germania è il principale partner commerciale e il principale investitore, mentre la Francia è l'investitore più importante in Germania (per quota di investimenti diretti). La Germania è giustamente definita una delle "locomotive" dell'economia mondiale. In termini di livello di sviluppo economico, dimensione del potenziale economico, quota di produzione mondiale, grado di coinvolgimento nella divisione internazionale del lavoro e altri criteri importanti, è uno dei più paesi altamente sviluppati del mondo, è incluso nei cosiddetti "Big Eight". La Germania è uno di quei paesi del mondo che, senza avere grandi riserve di minerali e condizioni particolarmente favorevoli per la produzione agricola, è riuscito a raggiungere il successo economico nazionale attraverso l'uso di fattori di crescita economica come il progresso scientifico e tecnologico, capitale umano di alta qualità , partecipazione attiva alle relazioni economiche mondiali, ragionevole politica economica interna.

Al fine di garantire elevate prestazioni produttive e raggiungere la dimensione ottimale delle imprese, le operazioni di ristrutturazione e acquisizione di fusioni si sono recentemente ampliate in modo significativo. Grazie alla politica perseguita dalla Francia, è stato possibile mantenere il suo ruolo di primo piano in Europa in settori quali la costruzione di aeromobili, l'industria nucleare, le apparecchiature telefoniche e le comunicazioni, aumentare significativamente la competitività nel campo della metallurgia ferrosa e migliorare qualità nell'ingegneria meccanica e nell'industria automobilistica. Inoltre, l'agricoltura francese ha ricevuto notevoli benefici dall'integrazione europea. A seguito dell'attuazione della politica agricola comune da parte dei paesi dell'UE, la Francia è diventata la quarta al mondo nella produzione di cereali e carne.

Pertanto, vediamo che il ruolo di Germania e Francia nell'Unione Europea è molto ampio; Il 50% delle economie di questi due paesi sono economie dell'Unione Europea.

1.2 Principali tendenze e prospettive di sviluppo della Germania e della Repubblica francese

I paesi dell'Unione Europea - Francia e Germania sono fermamente impegnati per un progresso sociale ed economico equilibrato e sostenibile.

L'economia sociale di mercato (Soziale Markwirtschaft), che si è sviluppata in Germania, è il concetto di maggior successo nella storia della seconda metà del XX secolo e conserva ancora il suo fascino teorico e un tipo specifico di sistema socio-economico in cui, in unità organica, è stato possibile coniugare un clima imprenditoriale efficace e principi di giustizia sociale. Questo concetto rimane ancora la dottrina ufficiale in Germania e sta alla base del sistema economico che si è radicato coscienza pubblica come una versione della teoria del "capitalismo popolare".

La particolarità dell'economia sociale di mercato è che questo sistema sostanzialmente liberale presuppone una forte ordine pubblico, che, in particolare, partecipa attivamente alla sua formazione. La Germania in ogni momento del suo sviluppo è stata caratterizzata da un ruolo sproporzionato dello stato nell'economia rispetto agli Stati Uniti o alla Gran Bretagna.

Nei quasi sessant'anni di attuazione dei principi dell'economia sociale di mercato, l'economia tedesca ha subito una recessione cinque volte:

1966-1967 - la prima crisi ciclica di sovrapproduzione e nel contempo una crisi strutturale che ha colpito alcuni settori tradizionali dell'economia della Germania Ovest;

1973-1975 - il periodo della crisi mondiale, e per la Germania, shock valutari, alta inflazione e fenomeni di stagflation (una combinazione di inflazione e recessione). La recessione economica ciclica è stata esacerbata dalla crisi energetica globale e dalla crisi strutturale in alcuni settori economici nei paesi più sviluppati e in molti in via di sviluppo;

1980-1982 - l'intreccio di sovraaccumulazione ciclica di capitale con fattori a lungo termine di deterioramento delle condizioni di produzione. Durante questo periodo si è notato il deterioramento della posizione della Germania nel mercato mondiale: aumento della concorrenza, aumento del marco tedesco, diminuzione della competitività dei beni della Germania occidentale e quota di beni ad alta tecnologia nelle esportazioni. Tutte queste circostanze hanno contribuito a profondi cambiamenti nel concetto e nella pratica della regolamentazione statale;

1992-1993 - una delle crisi più profonde della storia del dopoguerra del Paese, che è diventata una sorta di completamento della fase successiva dello sviluppo ciclico dell'economia, avvenuta sullo sfondo dell'unificazione della Repubblica Democratica Tedesca e della Repubblica Democratica Tedesca;

2001 - 2003: si dimentica il principio fondamentale dell'inviolabilità dei meccanismi di mercato. In questo periodo l'economia tedesca è caratterizzata da: una struttura rigida nel mercato della produzione e dei beni, sussidi troppo elevati, troppi insediamenti che interferiscono con le forze del mercato e, in particolare, un uso troppo ampio del prodotto sociale da parte di lo stato.

Questo modello ha dimostrato la sua efficacia e consistenza, ma oggi è abbastanza deformato e lontano dall'interpretazione classica di Erhard. Molti analisti nella stessa Germania parlano di "erosione" del termine "economia sociale di mercato", che viene manipolato per i propri scopi da varie forze politiche. Ad esempio, in Germania esistono diversi concetti di interpretazione dell'economia sociale di mercato. Le ragioni di una tale situazione paradossale possono essere spiegate molto semplicemente - gli interessi politici, dove l'ostacolo è la componente principale nella formula "economia sociale di mercato" - la definizione di "sociale".

La necessità di risolvere i problemi accumulati nell'economia tedesca è tanto più importante perché il concetto della sua crescita economica si basa su un modello di economia sociale di mercato, che implica una combinazione organica di concorrenza, iniziativa privata e progresso sociale, assicurata da alta produttività e partecipazione attiva dello Stato alla regolazione dell'economia. Nella versione classica, un tale modello di economia corrisponde a una fase precedente nello sviluppo dell'economia tedesca e, man mano che "matura", richiede non solo un rinnovamento costante, ma anche una riforma significativa. A causa della debolezza delle trasformazioni strutturali dell'economia nazionale, la Germania è meno in grado di far fronte al suo ruolo di "locomotiva" dello sviluppo dell'UE e sta diventando uno dei sistemi economici più costosi al mondo. Il desiderio di cambiare la situazione si riflette nella Strategia e Agenda di Lisbona - 2010, in base alla quale viene perseguita la moderna politica di costruzione di una "nuova economia sociale di mercato"

Sulla base dell'analisi e della generalizzazione della pratica della sua attuazione, sono stati studiati il ​​ruolo e la posizione del paese nell'UE e nell'economia mondiale.

La Germania è un paese postindustriale altamente sviluppato con un'economia aperta di tipo intensivo. Il ruolo della Germania come "locomotiva" dell'integrazione europea è assicurato non solo e non tanto dai mezzi politici, ma dalla sua potenza economica. Non possedendo grandi riserve di minerali, il paese è riuscito a raggiungere il successo economico attraverso l'uso di capitale umano di alta qualità, risultati nel progresso scientifico e tecnologico e altre risorse, che ci permette di parlare di innovazione come fattore chiave per lo sviluppo del economia tedesca. Attualmente ricopre la posizione di uno dei leader dell'economia mondiale e di prima potenza dell'Unione Europea, classificandosi al 2° posto al mondo in termini di esportazioni e importazioni, 3° in termini di PIL, uno dei primi posti nelle classifiche della competitività internazionale. Allo stesso tempo, l'economia tedesca sta progressivamente perdendo dinamismo (Appendice 3), che è dovuto a una serie di ragioni: la maturità del sistema economico del Paese, il calo dell'attività imprenditoriale, l'indebolimento delle posizioni all'esportazione, il deflusso di capitale nazionale, l'elevata dipendenza dalla situazione globale, poiché la posta in gioco principale del suo sviluppo è data da fattori esterni (principalmente per le esportazioni), e non da fattori interni di crescita autosufficiente.

Pertanto, la Germania può essere classificata, secondo la definizione di H. Siebert, nella categoria delle "nuove economie", i cui tratti distintivi sono la maturità, la mancanza di flessibilità nel correggere gli errori di politica economica, nonché la risposta tempestiva alle sfide del tempo in termini di fornire la necessaria modernizzazione istituzionale, organizzativa e giuridica.

Sulla base dell'analisi delle principali difficoltà e contraddizioni dello sviluppo socio-economico del paese, svolta nel comma, sono stati individuati i fattori interni ed esterni che incidono sulla competitività dell'economia tedesca:

a) il carattere ipertrofico dell'attività statale in ambito economico;

b) la crisi del concetto di economia sociale di mercato;

c) costi salariali per unità di prodotto relativamente elevati rispetto ad altri paesi industrializzati;

d) fretta nell'attuazione del dichiarato corso economico estero;

e) la trasferibilità dell'economia, per la convergenza della Germania Est e Ovest.

Il vero sistema socio-mercato e la politica economica in Germania è un complesso di vari elementi, complementari e contraddittori. C'è una "erosione" del concetto di economia sociale di mercato, che alla fine si traduce in un alto livello di disoccupazione, un sistema di sicurezza sociale inefficiente e una perdita di dinamiche di sviluppo economico, che generalmente incide negativamente sul funzionamento del sistema economico del Paese . Di conseguenza, il sistema economico creato dalla propria legge si sviluppa costantemente carente di risorse finanziarie, a cui si accompagna un aumento del carico fiscale sugli imprenditori (in media si pagano circa 80 euro ogni 100 euro sotto forma di tasse e contributi ) e un calo dell'attività commerciale.

Il paradosso è che questo ed altri problemi di trasformazione dell'economia, di natura strutturale, sono generati dalla partecipazione ipertrofica dello Stato all'economia, ma non possono essere risolti senza la sua partecipazione. in cui sistema moderno la gestione dell'economia tedesca non soddisfa sempre più le esigenze dell'economia stessa e le esigenze dell'economia mondiale. Di conseguenza, la base economica si sta indebolendo e diventa difficile per il Paese resistere alle minacce esterne alla sostenibilità della sicurezza economica. Pertanto, i fattori di crescita endogeni si stanno indebolendo, determinando un calo della competitività dei singoli settori dell'economia. Se il gigantesco "distributore sociale" in cui è diventato il moderno stato tedesco rimane invariato, non si può perseguire una politica economica a lungo termine.

L'economia moderna della Germania è caratterizzata da una debole dinamica di crescita della produttività del lavoro: una riduzione delle ore lavorate settimanali (41,6 ore settimanali) sullo sfondo di un aumento delle retribuzioni orarie (27 euro l'ora) e del costo del lavoro aggiuntivo ( circa l'80% dei salari), che gli conferisce lo status di paesi con il più alto costo del lavoro al mondo.

La Germania, essendo il paese fondatore dell'integrazione europea, dipende più di ogni altro Stato dalla situazione economica generale dell'UE. Ciò è dovuto in primo luogo al regolamento adottato sulla formazione dei fondi paneuropei e al bilancio dell'UE, che di fatto ridistribuisce le risorse finanziarie del Paese, ea beneficio di altri Stati. Pertanto, l'espansione permanente dell'UE per la Germania è irta di un aggravamento dei suoi problemi interni, inclusa una maggiore concorrenza nel mercato del lavoro.

L'unificazione delle due Germanie ha dimostrato in pratica quanto sia costoso per lo stato ei suoi cittadini realizzare interessi politici. Ad oggi, le terre dell'est consumano annualmente circa 90 miliardi di euro di fondi di bilancio federali. L'eccedenza dei consumi finali sulla produzione nazionale di beni e servizi non ha analoghi nella storia economica mondiale, poiché il processo di convergenza delle economie delle due Germanie, in termini di equalizzazione della competitività delle terre orientali e occidentali, non è stato completato. In questa fase, possiamo parlare di divergenza nel loro sviluppo economico.

L'unificazione della Repubblica federale di Germania e della DDR ha avuto un impatto significativo sull'attuale situazione economica dello Stato, soprattutto in termini di politica fiscale, che è una delle ragioni principali della sua debole crescita. Ovviamente, nel tempo, il problema non perderà gravità e non scomparirà, poiché le iniezioni finanziarie nell'economia delle terre dell'est si ripercuotono negativamente sulla condizione economica del Paese nel suo complesso. La situazione è aggravata dal fatto che nelle terre occidentali sono presenti anche regioni strutturalmente deboli che aumentano l'impatto negativo sulla crescita economica della Germania.

Se le conclusioni di uno studio condotto dall'Istituto di economia di Colonia sono corrette, nel 2035 la Francia diventerà la più grande economia d'Europa e, in altri 10 anni, il paese più popoloso del continente coperto da questa associazione. Il cambio di leadership, secondo i ricercatori, sarà fornito dalle donne francesi, che ora partoriscono in media due figli, mentre tra le donne tedesche rimane uno dei tassi di fertilità più bassi tra 27 paesi.

La Francia ora ha una popolazione di circa 63 milioni, mentre la Germania ne ha 82 milioni.

Tuttavia, la politica demografica delle autorità dei due paesi è molto diversa e non a favore della Germania. In Francia, la natalità viene stimolata, in primo luogo, con l'aiuto di istituti per l'infanzia abbastanza abbordabili che consentono alle madri di lavorare anche dopo la nascita di due figli, ma in Germania la maggior parte delle donne ha una scelta difficile: un figlio o continuare a lavoro. Pertanto, circa il 30% delle donne tedesche in età fertile preferisce non avere figli.

Questa situazione non può che turbare il governo tedesco. Il ministro della Famiglia Ursula von der Leyen - a proposito, madre di sette figli! ha proposto una serie di misure volte a migliorare la situazione demografica del Paese. Tra questi incentivi ci sono il taglio delle tasse per le famiglie con figli, l'ampliamento del istituzioni prescolari e commissioni più basse. È chiaro che i tedeschi non potranno migliorare immediatamente la situazione, poiché dovranno recuperare il tempo perso: ogni anno in Germania nascono in media 675.000 nuovi cittadini, mentre in Francia - circa 831.000.

Nel frattempo, nel prossimo mezzo secolo sono attesi potenti cambiamenti demografici in tutti i paesi europei. L'inizio del pensionamento dei rappresentanti della generazione del baby boom del dopoguerra (il periodo di un tasso di natalità più alto di tutti i tempi in quasi tutti i paesi europei è durato fino all'inizio degli anni '70, è diventato il più lungo nella storia del continente), incidono significativamente sul mercato del lavoro, riducendo la disoccupazione, ma allo stesso tempo aumentando la pressione sui fondi pensione e sui servizi per gli anziani.

Tuttavia, secondo gli esperti dell'Istituto nazionale francese per la ricerca demografica, in paesi diversi questa influenza sarà diversa. In particolare, in tre paesi dell'UE - Francia, Gran Bretagna e Spagna - nel 2005 il numero dei giovani che entrano nelle file dei lavoratori cittadini ha ancora superato il numero dei pensionati. L'effettiva assenza nell'Unione di frontiere per la circolazione dei lavoratori e dei pensionati può servire a pareggiare la situazione nei diversi paesi. i4 È noto, ad esempio, che oltre il 75% dei cittadini di età superiore ai 75 anni vive in case di cura nei Paesi Bassi, Lussemburgo, Irlanda, Belgio e Francia, mentre in Spagna - 4 e in Polonia - solo il 2%. Quindi le riserve in quest'area sono ancora considerevoli. Inoltre, molti ricchi pensionati si stanno trasferendo nei paesi del sud, principalmente in Spagna, Portogallo, Francia e Italia, per trascorrervi l'ultimo periodo della loro vita.

Se si parla di prospettive di sviluppo dell'Unione Europea nel suo insieme, allora ha senso utilizzare come modello di riferimento il confronto con gli Stati Uniti. Mentre la misura in cui le nuove leggi economiche sono già in vigore negli Stati Uniti è discutibile, solo a guardare forze motrici l'economia locale permette di capire cose importanti. Si scopre che per molti aspetti l'Europa si sta sviluppando peggio degli Stati Uniti, ma il divario tra loro si sta restringendo. Indubbiamente, entrambe le regioni beneficiano dell'approfondimento della divisione internazionale del lavoro e dell'intensificarsi della concorrenza internazionale nel corso della globalizzazione. Qui l'Europa è addirittura davanti agli USA in alcune posizioni. Il mercato interno, l'Unione economica e monetaria e il prossimo allargamento verso est dell'Unione europea rafforzano ulteriormente questi impulsi e migliorano l'efficienza delle risorse. Insieme a questo, condizioni macroeconomiche stabili sono un'importante base fondamentale per il successo economico. La riduzione dell'ampio disavanzo di bilancio negli Stati Uniti d'America e la conseguente riduzione dell'indebitamento sul mercato interno dei capitali, nonché l'abile politica monetaria della banca emittente, che, quando si manifesta il pericolo di inflazione, adotta consistenti contromisure, rafforzando così la fiducia, ma senza allo stesso tempo rallentare senza necessità di sviluppo dell'economia, ha contribuito al successo economico degli anni Novanta. L'Unione economica e monetaria europea ha aiutato il Vecchio Mondo a seguire un corso simile in politica economica. Per soddisfare i criteri di ingresso è stato necessario perseguire una politica fiscale monetaria ed economica restrittiva. per alcuni paesi, ciò significava allontanarsi da pratiche di spesa pubblica talvolta allentate e mantenere la stabilità valutaria interna ed esterna. I riferimenti agli obblighi derivanti da trattati conclusi a livello di Unione Europea hanno facilitato l'attuazione di questi cambiamenti nella politica interna, mentre negli anni Settanta il tasso di inflazione nell'UE era ancora ben al di sopra del 10%, negli anni Ottanta è sceso a circa 7%. Nell'ultimo decennio, l'inflazione, che superava nettamente il 5% (1990), si è ridotta a una stima del 2% (2000).

Il disavanzo di bilancio statale in alcuni stati membri dell'Unione Europea è andato alle stelle negli anni Settanta e Ottanta per la cifra del 10% del prodotto interno lordo. A metà degli anni Novanta, nell'UE era in media superiore al 5%, ma nel 2000 probabilmente non raggiungerà lo 0,5%. L'integrazione europea nel processo di creazione di un mercato interno comune ha prodotto miglioramenti tangibili in altri settori della politica economica. Molti mercati dei prodotti e, prima di tutto, dei servizi in Europa sono stati tradizionalmente altamente regolamentati. Tuttavia, dopo che vent'anni fa i paesi anglosassoni, in primis USA e Gran Bretagna, hanno iniziato ad adottare misure decisive per liberalizzare, negli anni '90 anche l'Europa continentale li ha raggiunti. Questo è l'esempio più eclatante di come funziona la competizione istituzionale internazionale. Gli effetti positivi della privatizzazione e della deburocratizzazione degli ex mercati monopolistici possono essere visti oggi in settori come le telecomunicazioni e l'energia. Pertanto, il prezzo di un minuto di conversazioni telefoniche interurbane e internazionali è diminuito di quasi il 90% dall'inizio della liberalizzazione. Tuttavia, in molti paesi dell'Europa continentale è necessario compiere ulteriori passi in questa direzione, dal momento che i mercati sono ancora molto più rigidamente regolamentati lì che nella maggior parte dei paesi anglosassoni. Si osservano alcuni progressi nei settori finanziario e commerciale dell'Europa continentale. Pertanto, la globalizzazione e la deburocratizzazione dell'economia hanno costretto per due volte le imprese, principalmente le grandi aziende in cerca di una presenza globale, ad attuare riforme negli ultimi anni. Da un lato è aumentata l'intensità della concorrenza nei mercati di vendita. D'altra parte, europea società per azioni ha anche affrontato negli anni Novanta le richieste degli azionisti di aumentare la redditività. In Germania a ciò si è aggiunta la necessità di finanziare l'unificazione del Paese, che ha portato, in primo luogo, ad un aumento della pressione fiscale. Le grandi imprese interessate da queste richieste hanno risposto aumentando la produttività e riducendo i costi in vari modi, come illustrano chiaramente concetti chiave come la razionalizzazione delle strutture di gestione, la concentrazione sulle attività principali e la creazione di società indipendenti da parti dell'azienda. Quanto sia stata massiccia questa riorganizzazione è dimostrato dall'enorme crescita dell'indice PAH-30 dall'inizio degli anni Novanta. Dopo la fine del boom causato dall'unificazione del Paese, l'indice è cresciuto a ritmi forse paragonabili a quelli osservati nella seconda metà degli anni Cinquanta. È passato da 1545 punti nel 1992 a 6958 punti alla fine del 1999, vale a dire quasi quattro volte e mezzo. Quanto alla riduzione del ruolo dello Stato nell'economia, tradizionalmente forte in Europa, qui si sono registrati solo progressi insignificanti. È vero, alcuni paesi, soprattutto in Scandinavia, hanno ridotto significativamente la quota della spesa pubblica sul prodotto interno lordo. Tuttavia, nell'Europa continentale, la spesa pubblica, che è quasi il 50% del PIL, è ancora notevolmente superiore a quella degli Stati Uniti (circa il 31%) e del Regno Unito (circa il 40%). Questo fatto è di particolare importanza, poiché studi empirici dimostrano che un'eccessiva attività statale non ha già un effetto produttivo e può rallentare la crescita economica. Sono necessarie tasse e tasse elevate per finanziare programmi governativi su larga scala, il che ha un impatto particolarmente negativo sul fattore lavoro in alcuni paesi europei. Di conseguenza, gli incentivi dei lavoratori per un lavoro altamente produttivo sono indeboliti e la domanda di lavoro da parte delle imprese è in calo. la quota delle imposte calcolata come differenza tra il costo del lavoro per il datore di lavoro (compreso il suo contributo al fondo di previdenza sociale) e la retribuzione netta del lavoratore dipendente (al netto dell'imposta sul reddito e del contributo proprio del lavoratore al fondo di previdenza sociale) è , per l'esempio di un singolo lavoratore in Belgio, che percepisce uno stipendio medio, il 57% del costo del lavoro, in Germania, Francia e Italia - circa il 50%, in Danimarca e Paesi Bassi - 44%, negli USA, sul al contrario, solo il 31%. A causa dell'intensificarsi della concorrenza internazionale, sta diventando notevolmente più difficile per le imprese spostare i costi sociali sui prezzi.

Pertanto, l'impatto negativo di questi alti costi sulla produzione e sull'occupazione è diventato abbastanza chiaro. A questo proposito, la riforma fiscale e la prevista ristrutturazione del sistema pensionistico in Germania sono passi nella giusta direzione, anche se potrebbero essere più radicali. anche altri strumenti di politica sociale del generoso welfare state hanno contribuito all'aumento della disoccupazione in molti paesi dell'Europa continentale. Pertanto, l'alto livello e la forma dei trasferimenti statali portano al fatto che, prima di tutto, i lavoratori poco qualificati che si trovano spesso senza lavoro non hanno molto senso cercare un nuovo lavoro. A ciò si aggiunge il fatto che il sistema delle garanzie sociali statali prevede talvolta benefici a chi lavora a spese dei disoccupati. Questo è ciò che viene promosso, ad esempio, dall'istituzione di un salario minimo e dalla tutela contro il licenziamento. Se licenziare un dipendente è più costoso o quasi impossibile, le aziende non hanno fretta di assumere nuova forza lavoro. Sebbene in Germania, ad esempio, non ci sia un salario minimo legale, in molti settori è definito negli accordi tariffari. Questa misura garantisce gli interessi e li tutela, in ultima analisi, dalla concorrenza di chi è disposto a lavorare di più salario basso.

Un confronto delle tendenze a lungo termine nella formazione del costo reale della forza lavoro, inclusi il salario stesso e le spese generali del salario, porta a conclusioni simili. Pertanto, il costo dei salari nel settore privato dell'economia europea è aumentato di oltre il 65% dal 1970, mentre l'occupazione è aumentata solo del dieci per cento circa. Negli Stati Uniti il ​​quadro è opposto, dove il costo reale del lavoro nel settore privato dell'economia è aumentato di circa un quarto, mentre il numero dei posti di lavoro è aumentato di oltre il 65%. È ovvio che in Europa hanno scommesso molto sul reddito degli occupati economia nazionale, nonché l'ampliamento delle garanzie sociali, e al tempo stesso, sono andati deliberatamente a fare in modo che, nella razionalizzazione della produzione, tuteli, in primo luogo, il costoso fattore lavoro. Al contrario, negli Stati Uniti, l'enfasi era sulla creazione di posti di lavoro aggiuntivi. Questa tendenza è particolarmente forte in Germania con i suoi livelli salariali elevati. Rispetto ad altri paesi del mondo, il costo del lavoro nell'industria tedesca sarà uno dei più alti al mondo. Questi costi sono solo parzialmente compensati dall'elevata produttività del lavoro, tanto che l'industria tedesca occupa uno dei primi posti nel mondo in termini di un indicatore come la quota dei salari nel costo di un'unità di produzione. Tuttavia, i recenti eventi - accordi tariffari a lungo termine che prevedono modesti aumenti salariali, nonché la svalutazione dell'euro - hanno leggermente sgonfiato la situazione. Per quanto riguarda le riforme volte ad aumentare l'occupazione, che iniziano con l'eliminazione delle suddette cause di disoccupazione, si riscontra in Europa un quadro eterogeneo.

Oltre alla Gran Bretagna, sono stati apportati alle loro politiche adeguamenti multiformi, spesso sotto l'influenza di una grave crisi economica, principalmente da piccoli paesi europei. Cominciarono, ad esempio, a frenare la crescita degli stipendi e delle tariffe, cambiarono la struttura delle retribuzioni, prevedendo la possibilità di abbassarla in alcuni casi al di sotto del livello stabilito negli accordi tariffari, crearono un sistema di trasferimenti che stimolino la ricerca di lavoro, inasprirono sanzioni nelle politiche del mercato del lavoro, sistemi di sicurezza sociale riformati, nonché maggiori opportunità di lavoro a tempo parziale ea tempo limitato, consentendo alle imprese di assumere lavoratori temporanei forniti da società di reclutamento. la mancanza di riforme nei maggiori Stati dell'Europa continentale è confermata da uno studio condotto da specialisti dell'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. La Germania ha ricevuto il punteggio peggiore per la creazione di condizioni quadro per l'aumento dell'occupazione. Tuttavia, la Repubblica federale può ancora volgere a proprio vantaggio la concorrenza per la creazione delle migliori condizioni per l'ubicazione della produzione e degli investimenti e la concorrenza creativa di idee ad essa associate. Nel processo di confronto con altri Stati si evidenziano efficaci misure di contrasto alla disoccupazione che, adattandole alle condizioni interne, possono essere probabilmente adottate. L'esperienza di altri paesi insegna che, prima di tutto, è necessario attuare riforme politiche dal lato dell'offerta, che, tra l'altro, limiterebbero i privilegi della parte occupata della popolazione. Quello che segue è un adeguamento complesso, poiché una serie non sistematica di misure individuali, che di per sé hanno una grande efficacia potenziale, di norma, non porta a molto successo.

La conclusione è questa: negli anni '90, l'economia europea si è precipitata nella stessa direzione di quella anglosassone - prendiamo, ad esempio, la deburocratizzazione, il concetto di baroblade-Valce, la crescita dei mercati finanziari, un certo calo dell'ex traboccante attività statale e riforma più o meno decisa del mercato del lavoro. Tuttavia, non si verificherà una convergenza completa. Questo è già impossibile perché i valori sociali fondamentali differiscono troppo l'uno dall'altro. Ma non sembra necessario copiare il sistema anglosassone, poiché i paesi dell'Europa continentale che hanno attuato con successo le riforme - in primis i Paesi Bassi - dimostrano che uno stato sociale riformato è perfettamente in grado di generare una forte crescita economica e alti livelli di occupazione . Di conseguenza, il "capitalismo di velluto" della moneta continentale europea è troppo presto per essere demolito. Il fatto che numerose riforme della politica economica siano state avviate di recente, e il loro impatto stia appena iniziando a manifestarsi, suggerisce che in Europa è in atto una ripresa economica a lungo termine con un'inflazione contenuta. Tuttavia, senza un adeguamento fondamentale delle strutture ossificate nei grandi paesi d'Europa, la speranza in quella prevista potrebbe forse rivelarsi vana.


Sezione 2 Il ruolo della Repubblica federale di Germania e della Repubblica francese nella politica dell'Europa moderna 2.1 Principali caratteristiche dello sviluppo politico

In ogni nuova fase della costruzione europea, Francia e Germania hanno svolto i ruoli principali. Il generale de Gaulle e il cancelliere Adenauer si resero conto che senza la riconciliazione tra Francia e Germania la costruzione di un edificio europeo sarebbe stata impossibile. Nel 1958, l'ex leader della Francia Libera ospitò il Cancelliere della Germania Ovest, il fondatore della Repubblica Federale, e poi fece una visita di ritorno in Germania. Questi sforzi congiunti portano a un riavvicinamento franco-tedesco e. .23 gennaio 1963 viene firmato il Trattato dell'Eliseo. Il programma delle attività congiunte comprende incontri annuali al vertice franco-tedesco, riunioni trimestrali dei ministri degli esteri e consultazioni regolari dei funzionari responsabili in materia di difesa, istruzione e politica giovanile. Presto fu istituito l'Ufficio franco-tedesco della gioventù. Ciò ha permesso a decine di migliaia di giovani uomini e donne di entrambi i paesi di incontrarsi, studiare e lavorare insieme.

Come risultato degli stretti legami tra i vertici successivi di entrambi i paesi, un periodo trentennale di relazioni privilegiate ha portato risultati ancora più tangibili. Oggi, gli incontri franco-tedeschi ad alto livello sono diventati all'ordine del giorno, così come i contatti per sviluppare una posizione comune e preparare congiuntamente proposte nel campo della costruzione europea, che ha portato all'allargamento dei legami tra tutti i livelli di potere in entrambi i paesi, ha sollevato relazioni bilaterali a un livello di interazione unico nella pratica mondiale.

Quasi tutte le aree sono sotto la giurisdizione di commissioni bilaterali. attività statali Pertanto, il Comitato monetario comprende il presidente della Bundesbank, il governatore della Banque de France ed entrambi i ministri delle finanze. la commissione bilaterale di difesa si concretizzò con la creazione nel 1987 della brigata franco-tedesca del prototipo delle forze armate europee - il Corpo europeo, costituito nel 1993 e integrato dalle forze di Belgio, Lussemburgo e Spagna. A Strasburgo, dal 1992, opera il canale televisivo francese “Arte”, che trasmette programmi congiunti nel campo della cultura per telespettatori in Francia e Germania, oltre che in Belgio, Austria e altri paesi europei.

Dopo lo scandalo di Nizza, dove Francia e Germania si sono disintegrate per la distribuzione dei voti nel Consiglio dell'UE, sono state istituite nel 2001 le cosiddette "Consultazioni di Blesheim", in cui Francia e Germania si scambiano regolarmente opinioni ai massimi livelli sulla politica europea obiettivi. È stata una sorta di misura di fiducia reciproca, poiché lo shock della disputa di Nizza ha lasciato un segno profondo da entrambe le parti. Il vertice, volto a preparare il sistema istituzionale all'allargamento dell'Ue ad Est, si è poi concluso con un completo fallimento.

L'effetto del nuovo trust "Bleisham" si è però rivelato piuttosto opposto: negli ultimi anni il riavvicinamento franco-tedesco ha iniziato a causare crescenti malumori in altri paesi dell'UE - e non senza motivo. A partire dal 2001, gli accordi franco-tedeschi sono diventati più frequenti, incontrando gli interessi sia della Germania che della Francia, ma non sempre quelli dell'intera Unione. Un esempio potrebbe essere il compromesso franco-tedesco sulle questioni agrarie, raggiunto a Bruxelles nell'ottobre 2002 e concordato da entrambi i paesi dietro le quinte, senza consultare i partner europei. Così il motore si è trasformato in una "locomotiva senza vagoni", altri paesi dell'UE - soprattutto quelli piccoli - si sono sentiti trascurati.

Allo stesso tempo, sono state Germania e Francia a violare sistematicamente le regole del Patto di Stabilità, mentre rimproveravano ad altri paesi dell'UE (paesi dell'Est Europa), ad esempio, che la loro politica fiscale era scorretta. Pretesa alla leadership europea e, allo stesso tempo, violazione delle regole, molti partner europei hanno iniziato a esprimere sconcerto al riguardo. La loro pazienza si è esaurita quando Francia e Germania si sono opposte alla linea degli Stati Uniti nella crisi irachena, mentre si aspettavano che gli altri li seguissero e affermavano di rappresentare le opinioni di tutta l'Europa. Il prezzo di questa scappatella è stata probabilmente la spaccatura più profonda nella storia dell'Unione europea. E qui non vale la pena sostenere che la posizione franco-tedesca riguardo alla guerra in Iraq fosse sostanzialmente sbagliata. Germania e Francia si sono opposte agli Stati Uniti e alla maggior parte dei partner dell'UE: non è così che l'Unione europea potrebbe funzionare /45/.

Il fatto che, in una situazione così confusa, non fosse più possibile indirizzare l'energia franco-tedesca al buon fine del progetto di Costituzione europea, fu probabilmente una delle sue più tragiche conseguenze, non solo perché il testo della Costituzione stessa per alcuni aspetti non ha giustificato le aspettative; quando nel 2004 i capi di Stato e di governo lo ricevettero solennemente a Roma, il significato e il simbolismo di questo testo era già sbiadito sotto i temporali della spaccatura europea sulla guerra in Iraq, cominciò ad apparire insipido e pallido, finché, finalmente, in 2005, è stato respinto dai francesi - i francesi.

Ci sono anche una serie di attriti franco-tedeschi. Le relazioni tra Francia e Germania, per quanto buone possano essere a livello tecnico e pratico di cooperazione, sono complicate dal fatto che il bilateralismo classico nell'UE è già sopravvissuto.

Un problema molto più grande è che la Germania e la Francia non hanno compiuto sforzi significativi negli ultimi anni per plasmare un'Europa politica più ampia e moderna. Una delle già quasi mitiche occasioni perse è stata la famosa dichiarazione di Schäuble-Lamers del 1994, alla quale la Francia non ha risposto. In esso, la Germania ha offerto alla Francia un salto di integrazione anche prima dell'allargamento dell'UE a nord, che sarebbe poi avvenuto. Ma le possibilità successive: il Trattato di Amsterdam nel 1997, così come la presidenza in tandem di Germania (1999) e Francia (2000) nel Consiglio dell'UE - due anni durante i quali sarebbe possibile stabilire con coraggio gli aspetti istituzionali e finanziari prerequisiti per l'espansione dell'UE a est - sono rimasti per lo più inutilizzati. Al discorso di Joshka Fischer pronunciato nel maggio 2000 all'Università di Berlino. Humboldt, anche la parte francese non ha risposto La Francia era ancora una volta impegnata con la campagna elettorale presidenziale. Nella Convenzione costituzionale, tedeschi e francesi non hanno mostrato la dovuta attività, e quando se ne sono accorti, alla fine del 2002, era già troppo tardi: l'Europa si era già divisa sulla questione della guerra in Iraq, e la fiducia nella Il tandem tedesco-francese è stato notevolmente minato. Questo fallimento ha due ragioni: tedesco e francese. Il tedesco consiste nel graduale allontanamento della Germania dalle linee tradizionali della politica europea, come si è osservato negli ultimi anni. Si tratta principalmente di tre elementi: lo smantellamento della politica tedesca all'interno dell'UE, la sua nazionalizzazione e il declino delle dinamiche euro-atlantiche (che il Cancelliere federale Merkel sta ora cercando di rilanciare). La Germania raramente è stata così ostile alla Commissione come sotto il cancelliere Gerhard Schröder. Allo stesso tempo, Berlino si è allontanata dai vecchi pilastri della sua politica europea, in primis dal Parlamento europeo, intensificando il suo orientamento verso il Consiglio dell'UE. Ciò potrebbe anche essere descritto come una "francesizzazione" della politica tedesca nei confronti dell'Europa, dal momento che per la prima volta la Germania è diventata così esplicita sui suoi interessi nazionali in Europa, ad esempio avviando un'accesa discussione sul suo contributo netto ai finanziamenti dell'UE, o sostenendo che alla Germania venga assegnato un seggio nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, convincendo i partner europei che, di fatto, sarebbe diventato un luogo europeo. La Germania, infatti, con le sue azioni, ha rotto molti piatti nel negozio di politica europea. il decommissioning ha portato all'alienazione nei rapporti con i piccoli Stati membri, che tradizionalmente facevano affidamento sulle strutture sovranazionali dell'UE. E le scappatelle tedesche dirette contro gli Stati Uniti hanno toccato il nervo vitale dell'Unione Europea: dopotutto, la Germania è sempre stata una garante del fatto che l'integrazione europea e la cooperazione transatlantica sono due facce della stessa medaglia.

Le ragioni francesi della discordia nel lavoro del tandem franco-tedesco sono legate alla posizione della Francia in due fondamentali discussioni politiche europee: sulla Costituzione e sull'allargamento dell'UE ad Est. In entrambi i casi, l'emarginazione della Francia è dovuta principalmente alle politiche della stessa Parigi. In primo luogo, i francesi resistettero per molti anni all'espansione verso est. In secondo luogo, è stata la Francia a bloccare la Costituzione. Forse le ragioni del “no” francese erano sfaccettate e avevano poco a che vedere con il Trattato costituzionale in quanto tale, eppure il fallimento del referendum e la successiva posizione della Francia su questo tema erano già percepite da altri europei come una caparbia riluttanza a fare i conti con le realtà dell'attuale, allargata, grande Unione Europea. L'attuale UE non è più una continuazione delle ambizioni francesi, come lo era senza dubbio nei primi decenni di esistenza della comunità. In nessun altro paese il declino della quota e dell'influenza di tutti i paesi dell'UE dopo la sua espansione ad est sarebbe doloroso come in Francia: la Francia, offesa, si ritirò in un angolo. Nei prossimi mesi vedremo se la Germania, sfruttando le dinamiche della sua Presidenza del Consiglio dell'UE, riuscirà ad attirare la Francia fuori da questo "angolo politico", e se l'UE riuscirà anche a passare da un'Europa moderna e più ampia del 21° secolo tra la Presidenza tedesca e francese del Consiglio dell'UE. La Presidenza tedesca dell'UE ha dato impulso al cambiamento e al rilancio del partenariato franco-tedesco, ha aperto una nuova prospettiva comune sui due temi centrali della Presidenza tedesca: al vertice di primavera del 2007 si è deciso, in primo luogo, la politica energetica europea , da considerare nel contesto di una nuova definizione delle relazioni tra l'UE e la Russia; il secondo tema centrale sarà la Costituzione europea. In entrambi i casi, il resto dei paesi dell'UE osserverà attentamente il comportamento di entrambi i "giganti" sia che si mettano di nuovo in collusione segreta tra loro o che prendano una posizione paneuropea.

Non meno sottile e importante è il tema degli approcci franco-tedeschi alla Costituzione. Sono note le proposte di N. Sarkozy su un "piccolo trattato", con l'aiuto del quale sarebbe possibile "salvare" le principali sezioni del Trattato costituzionale senza un nuovo referendum (ad esempio, il rifiuto di rotazione del Consiglio, l'introduzione della carica di Ministro degli Affari Esteri europeo, la personalità giuridica dell'UE). È necessario tenere conto del fatto che la situazione intorno alla Costituzione europea è molto complessa e confusa e che ci sono altri Stati problematici oltre alla Francia, ad esempio Gran Bretagna e Polonia. Tuttavia, la soluzione trovata in Francia potrebbe essere il primo passo verso il taglio di questo nodo gordiano. Allo stesso tempo, non si può parlare di alcun "accordo" franco-tedesco senza la partecipazione degli altri, né di un accordo franco-tedesco esclusivo consistente nel fatto che, ad esempio, gli italiani o gli spagnoli, che hanno già ratificato il documento, temono che Germania e Francia per la forma concordino su alcuni punti minimi per approfondire l'integrazione al fine di mantenere un certo simbolismo costituzionale, lasciando allo stesso tempo di fatto il sistema istituzionale dell'UE nel limbo in modo che l'apertura attiva dell'Europa - ad esempio verso i Balcani - sarà ancora impossibile. altri hanno paura di perdere in una situazione in cui senza Germania e Francia o contro di loro nell'UE - come prima - non si può fare nulla. Ma altri non vogliono più seguire docilmente i leader.

Sei mesi di presidenza tedesca non saranno sufficienti per portare a termine possibili strategie costruttive franco-tedesche - né in termini di adozione della Costituzione europea, né in termini di attuazione di concetti geostrategici nel triangolo delle Bermuda, costituiti da politica energetica, politica di allargamento dell'UE e politica di vicinato. Allo stesso tempo, la Presidenza tedesca potrebbe fungere da trampolino di lancio per la Francia, soprattutto nella questione dell'adozione della Costituzione. La Germania può solo delineare modi per risolvere i problemi qui. La Francia, invece, avrà l'opportunità, scavalcando il proprio “no”, di portare un nuovo slancio nella discussione costituzionale. Fondamentale ecco come la Francia si avvicinerà alla sua presidenza dell'UE nella seconda metà del 2008: timidamente o con discrezione? O con lo stesso entusiasmo con cui François Mitterrand nel 1984 al vertice dell'UE a

Fontainebleau ha portato l'Europa fuori dalla crisi? Il 1982 è stato un anno decisivo per la politica e la posizione europea della Francia in Europa. La questione era la seguente: o modernizzare l'economia con l'aiuto della politica del "franco forte" e mantenere le posizioni nel sistema monetario europeo e in Europa, oppure uscire dalla CEE e da una politica che alcuni esperti hanno chiamato piccantemente "socialismo in un unico paese .” La Francia ha quindi scelto l'Europa, l'apertura e la modernizzazione, fornendo così all'Europa un decennio di rapido sviluppo. L'anno 2008, quando, insieme alla questione della riforma istituzionale, si decideranno nuovamente le questioni finanziarie più importanti dell'UE, può tornare ad essere un anno così decisivo che l'UE, dopo il 2009, entra quindi in un nuovo e dinamico decennio europeo con una nuova Commissione più compatta, un nuovo Parlamento, nuove regole e nuove finanze.

2.2 Priorità di politica estera

I primi preparativi per la presidenza tedesca del Consiglio dell'UE sono stati fatti dall'ex cancelliere federale Gerhard Schroeder già nel 2001 durante il prossimo vertice dell'UE. Dando un'occhiata al calendario politico, Schröder ha visto che la presidenza avrebbe dovuto prendere il posto della Germania nella seconda metà del 2006, seguita dalla Finlandia nella prima metà del 2007. "Non va bene", ha deciso Schroeder, tenendo presente le elezioni del Bundestag previste per l'autunno 2006. Lui e la sua coalizione di socialdemocratici e Verdi avrebbero dovuto dedicare molto tempo al lavoro relativo alla presidenza del Consiglio dell'UE , che complicherebbe la condotta della società elettorale. Pertanto, Berlino e Helsinki hanno raggiunto un accordo per scambiarsi i posti, e il resto è storia. Oggi la cancelliera federale è Angela Merkel, che è diventata la prima donna a ricoprire questo incarico. Quest'anno le sono affidate le funzioni di presidenza del Consiglio Ue e del G8.

Dal 1998 Schroeder ha attraversato un difficile percorso politico. Riuscì a trovare un linguaggio comune con grandi preoccupazioni, non litigare con i sindacati, usare abilmente gli ex comunisti al momento giusto, tenere sotto controllo i suoi partner - i Verdi -, sbarazzarsi di potenziali concorrenti alla guida del partito - O La Fontaine e R. Scharping, e di stabilire la sua guida personale e indiscussa nel partito. Inoltre, durante gli anni della Cancelleria, Schroeder si è completamente trasformato in un politico di stampo americano. Ha sempre più fatto affidamento sul suo carisma e popolarità personale, ha mostrato un'incrollabile fiducia in se stesso, nonostante valutazioni catastrofiche, che prima o poi iniziano a essere interpretate come una prova di capacità di leadership. Ma Angela Merkel ha anche compiuto una profonda evoluzione durante i suoi quindici anni di carriera politica, trasformandosi da timida "ragazza di Helmut Kohl" in una leader sicura di sé, una sorta di analogo tedesco di Margaret Thatcher. La Merkel ha dovuto combattere lo stereotipo di una "politica donna dell'est", una provinciale politica e una perdente. Dopo la partenza di Kohl, ha lentamente ma ostinatamente stabilito e alla fine ha stabilito il suo controllo nel partito e nella fazione parlamentare.

A prima vista, sembra che la Merkel potrebbe facilmente rendere il 2007 un anno di opportunità. Senza dubbio, le sue attività nelle strutture dell'UE e del G8 saranno al centro dell'attenzione della comunità internazionale. Inoltre, a differenza dei suoi predecessori, che, dopo essere diventata cancelliera, hanno cercato di non occuparsi di questioni di politica estera, almeno nella prima metà del suo primo mandato come cancelliera, la Merkel mostra già ora un grande entusiasmo per la politica estera. Da quando è salita al potere il 22 novembre, Angela Merkel ha visitato la Francia, il quartier generale dell'Unione Europea e della NATO, nonché il Regno Unito. Il governo tedesco guidato da A. Merkel, come l'ex dirigenza, sostiene il ruolo di “motore di Germania e Francia nell'UE. Tuttavia, si batte per il ruolo di un motore equilibrato, accettabile per diverse parti. A. Merkel ha scelto la Francia come oggetto del suo primo viaggio ufficiale all'estero dopo aver assunto la carica di Cancelliere federale per sottolineare l'importanza delle relazioni speciali tedesco-francese in Europa. Allo stesso tempo, sta cercando di alleviare i timori di altri paesi, in particolare i paesi dell'Europa centrale e orientale, sull'asse Germania-Francia attraverso la sua visita in Polonia. A Parigi, A. Merkel ha sottolineato che Germania e Francia svolgono un ruolo di primo piano in Europa, allo stesso tempo i paesi dell'Europa centrale e orientale occuperanno un posto importante nella politica europea della Germania, Germania e Francia hanno una responsabilità comune nell'aiutare questi paesi . Per quanto riguarda la preoccupazione di alcuni Stati membri dell'UE sull'"asse Germania-Francia", F.V. Steinmeier ha affermato che le relazioni tedesco-francese non sono dirette contro altri paesi. Il quotidiano tedesco Welt ha pubblicato un articolo sulle sue pagine dal titolo “Addio all'Asse, in cui rileva che A. Merkel sembra volersi liberare dall'intolleranza, che ha contraddistinto i rapporti franco-tedeschi sotto il governo di Gerhard Schroeder, è pronta a mantenere stretti legami con Parigi e allo stesso tempo non allontanarsi dagli altri paesi europei, togliere il motore a Germania e Francia e allo stesso tempo non danneggiare gli Stati Uniti. L'articolo sottolinea che le relazioni transatlantiche e la lite all'interno dell'Europa mostrano che gli Stati membri dell'UE sono diffidenti nei confronti del "brusco comando di Parigi-Berlino" e cercano di limitare lo spazio delle attività della Germania sull'arena internazionale. Mantenere una giusta distanza dalla Francia contribuirà ad accrescere il ruolo della Germania in Europa.

Alla vigilia della presidenza tedesca nel 2008 e dell'Unione europea, la cancelliera tedesca Angela Merkel ha rilasciato un'intervista alla BBC in cui ha parlato degli orientamenti della politica estera dello Stato per il prossimo anno. In particolare, la Merkel ha delineato il ruolo e il posto in Europa e Medio Oriente che vuole ottenere per la Germania. Secondo la Merkel, in visita a Washington la scorsa settimana, il presidente degli Stati Uniti George W. Bush ha convenuto che il Medio Oriente ha bisogno di una nuova direzione di movimento, che dovrebbe essere scelta dal cosiddetto quartetto: Stati Uniti, UE, Nazioni Unite e Russia.

Per quanto riguarda l'Iran, la Germania non ha preso una posizione abbastanza dura, dal punto di vista di Stati Uniti e Gran Bretagna, anche se ha recentemente avuto colloqui con il primo ministro israeliano Ehud Olmer. Lo stesso vale per la Turchia: sebbene gli Stati Uniti (come la Gran Bretagna) vorrebbe vederla tra i membri dell'Unione Europea, la Merkel è pronta a offrire alla Turchia solo condizioni di partnership privilegiate.

Priorità Durante la presidenza tedesca dell'UE, la Merkel ha chiamato la lunga bozza di costituzione europea. Allo stesso tempo, il cancelliere ha ammesso che "il fatto che la Germania sarà il paese presidente non significa affatto che risolveremo questo problema entro la fine del nostro mandato".

Secondo Merkel, uno dei compiti più importanti della Germania sarà lo sviluppo di una "road map", che sarà presentata agli elettori nel 2009, quando si terranno le elezioni parlamentari nell'UE.

È vero, la Germania non ha ancora deciso come affrontare il "no" francese e olandese alla Costituzione nella sua forma attuale, così come la sfiducia britannica nei confronti di questo documento. Tuttavia, la Merkel ha sottolineato che senza il Regno Unito, le speranze dell'Europa in una nuova Costituzione sono condannate: "Non riesco a immaginare l'adozione di questioni importanti senza la partecipazione del Regno Unito e di altri membri dell'UE" /

Negli ultimi decenni, le direzioni principali della politica estera francese sono rimaste le direzioni paneuropee, atlantiche, nonché i problemi dei paesi partecipanti alla Francofonia, ovvero di quell'area geograficamente sparsa di paesi di cui la Francia era la metropoli. Essendo una potenza mondiale e lottando per mantenere questo status, la Francia ha costantemente svolto e svolge ancora un ruolo attivo nelle organizzazioni internazionali. Giudicate voi stessi, la Francia è un membro permanente del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, i suoi cittadini oggi sono a capo dell'OMC, della BERS, della Banca centrale europea e di molti altri organizzazioni internazionali e forum. Infine, nel 2003, con il sostegno del Kazakistan, un rappresentante francese ha guidato le strutture esecutive dell'OSCE.

I francesi sono altrettanto seriamente coinvolti nella soluzione dei problemi più acuti e urgenti del mondo moderno, in particolare nelle zone di crisi. Pertanto, Parigi è attivamente interessata al processo di insediamento mondiale in Medio Oriente. Il personale militare francese fa parte della forza di mantenimento della pace in Paesi africani, partecipa fin dai primi giorni alle forze internazionali in Afghanistan. Non dimentichiamo che ai tempi del mondo bipolare, il generale Charles de Gaulle ha perseguito una politica estera indipendente basata sulla deterrenza nucleare e una dottrina di difesa indipendente dalla NATO, e nei confronti dell'Unione Sovietica ha condotto un corso che, tra l'altro , divenne il precursore della "politica orientale" di Brandt-Scheel. In quanto gollista "ortodosso", il presidente Chirac continua questa tradizione. In particolare, sostiene costantemente un mondo multipolare, ed è lui che sviluppa coerentemente la tesi "per non strappare la Russia" dagli affari europei.

In questo contesto, la politica francese nei confronti dei paesi dell'Asia centrale fin dai primi organi della loro indipendenza è caratterizzata da attività e realismo. All'inizio, il Kazakistan non sembrava un favorito così evidente come lo è oggi. Per una serie di ragioni geopolitiche e predittive, la scommessa era più probabile su Tashkent /

In un breve libro di recente pubblicazione intitolato Carrying on History, Hubert Védrine, ministro degli Esteri francese nel governo Chirac/Jospin (1997-2002), delinea tre prospettive per la politica estera francese. In primo luogo, la politica si basa sul cosiddetto "compromesso de Gaulle-Mitterrand-Chirac"; L'autore difende questo compromesso non solo perché è stato a lungo consigliere di politica estera di François Mitterrand all'Eliseo. In secondo luogo, afferma che ci sono molte possibili opzioni di politica estera, sia a destra che a sinistra dello spettro politico. E, infine, una terza prospettiva: il famoso consenso, su cui la diplomazia francese lavora da mezzo secolo, è ora messo in discussione dai francesi, che Vedrine chiama sprezzantemente "guerriglie per i diritti umani", cioè qualcosa come i neoconservatori francesi che rifiutano la realpolitik in nome dell'alta morale. Vedrin crede che ce ne siano soprattutto molti nei circoli intellettuali e nei media. mass media.

Vorrei obiettare che queste persone non sono molto pericolose, sebbene a volte influenzino i politici. Nicolas Sarkozy, ad esempio, si è lasciato trasportare dalle loro tesi. Nell'autunno del 2006 ha rilasciato la sua prima importante intervista di politica estera a una rivista neoconservatrice. L'intervista è avvenuta poco dopo la sua visita negli Stati Uniti, che ha suscitato notevole fermento in Francia: N. Sarkozy e George W. Bush si sono scambiati una cordiale stretta di mano alla Casa Bianca, percepita negativamente da una parte significativa dell'opinione pubblica francese, critico della guerra in Iraq / Inoltre, in uno dei suoi discorsi a New York, ha criticato "l'arroganza" del governo francese, di cui faceva parte all'epoca dello scoppio della guerra.

L'impressione è stata che N. Sarkozy si sia avvicinato a quei neoconservatori che criticano la politica estera francese per il suo sistematico antiamericanismo, sottolineano il sostegno alla democrazia e ai diritti umani e non sono d'accordo sul fatto che la leadership francese sia apertamente amica dei governi che osservano poco i principi dello Stato di diritto.

In cosa consiste questo "compromesso de Gaulle-Mitterrand-Chirac"? In primo luogo, si basa sull'idea altamente dubbia che le coordinate della politica estera francese non siano cambiate dal suo inizio, cioè dal ritorno al potere del generale de Gaulle nel 1958. Queste coordinate sono: basate sul possesso di armi nucleari, indipendenza dagli Stati Uniti; La cooperazione europea, che implica integrazione economica, ma in ambito politico è orientata alla cooperazione intergovernativa; Riconciliazione franco-tedesca, ma con una rete di sicurezza sotto forma di buoni rapporti con Mosca; protezione del "terzo mondo" - in primo luogo le vecchie colonie che conservano la Francofonia, cioè il Mediterraneo e l'Africa.

Questi elementi del catechismo di De Gaulle sono stati, ovviamente, corretti nel tempo quando il corso politico è cambiato. Mitterrand, ad esempio, voleva davvero lasciare il segno nella storia, poiché era uno dei più implacabili oppositori del gollismo ed era persino considerato un "atlantista". Nel 1983 ha sostenuto il riarmo dell'Europa, respinto dal suo predecessore Giscard d'Estaing; si è pronunciato a favore di un nuovo riavvicinamento con Israele; nonostante le critiche dei gollisti incalliti, ha approfondito l'integrazione europea. Anche Jacques Chirac ha iniziato il suo primo mandato nel 1995 allontanandosi dalle politiche prevalentemente filoserbe di Miperan. Poi tentò di nuovo, senza successo, di avvicinarsi alle strutture militari integrate della NATO, da cui de Gaulle lasciò nel 1966. Fu Chirac, che negli anni '70 vedeva ancora la “mano degli stranieri” nella costruzione dell'Europa, a portare avanti la politica del suo predecessore socialista in questo ambito, anche se con diverse convinzioni; infine, la sua posizione ha portato alla bocciatura della costituzione europea in un referendum.

Durante entrambi i mandati presidenziali di Chirac, la cooperazione franco-tedesca ha avuto i suoi alti e bassi; ma chi ha nostalgia dei bei tempi di accordo tra de Gaulle e Adenauer, Giscard K Esten e Schmidt, Mitterrand e Kohl, ha la memoria corta. In quei giorni, infatti, non c'era idillio nei rapporti tra i due Paesi: ogni tanto c'erano momenti di tensione, incomprensioni, persino rotture. Tuttavia, bisogna ammettere che negli ultimi anni non ci sono stati davvero progressi significativi nelle relazioni franco-tedesche - ad eccezione dell'introduzione dell'euro, ma è stato preparato per lungo tempo e con attenzione.

Ad eccezione del referendum sulla costituzione europea, le grandi decisioni di politica estera di Jacques Chirac non hanno suscitato gravi polemiche. Un nuovo riavvicinamento con la NATO è diventato un pomo della contesa tra destra e sinistra sotto il governo T, ma la soluzione a questo problema si è rivelata alla fine assurda: il presidente francese ha offerto agli americani condizioni per loro inaccettabili. Il suo rifiuto di partecipare alla guerra in Iraq è stato sostenuto quasi all'unanimità dai francesi - fatta eccezione per quei circoli non conservatori che hanno accolto con favore il rovesciamento di Saddam Hussein e hanno ricordato lo stretto rapporto che un tempo esisteva tra Chirac e il regime di Baghdad.

In termini di spesa per le forze armate, tra 10 paesi del mondo, la Francia è al 3° posto, dopo USA e Gran Bretagna - questo è un indicatore abbastanza buono, e la Germania è al 6° posto (Appendice 4).

Il candidato di destra Nicolas Sarkozy è stato eletto prossimo presidente della Francia. La vittoria è abbastanza convincente - 53% dei voti, non ha suscitato dubbi. La campagna elettorale che ha assicurato il suo successo si è svolta quasi interamente attorno a questioni socio-economiche, i primi passi da lui promessi riguardano anche questo ambito. Ma ora il capo dello Stato francese dovrà prendere decisioni principalmente su questioni di politica estera e sicurezza: questa è la funzione del proprietario dell'Eliseo. È vero, dobbiamo dargli un po' di tempo per mettersi al passo, per capire che di per sé non è facile a giugno, i suoi colleghi della "troupe degli otto", che stanno andando a un incontro annuale, lo stanno aspettando.

In termini di politica estera, due iniziative principali sono attese da N. Sarkozy. Uno, come si può presumere, sarà mirato a tornare a relazioni più calde con gli Stati Uniti, che sotto il suo predecessore, Jacques Chirac, sono stati francamente freddi negli ultimi anni / Alla fine dello scorso anno, quando la campagna elettorale stava appena guadagnando slancio , il futuro presidente fece addirittura un "pellegrinaggio" a Washington, dove fu accolto molto bene. Poi, quando questo ha cominciato a incidere negativamente sul suo rating, è stato apportato un emendamento: amicizia con gli Stati Uniti, ma nel rispetto delle caratteristiche di ciascuno. È stato questo tono che è stato preservato, fino al primo discorso del presidente eletto.

Il secondo (e qui la questione è più complicata) è legato alla costruzione europea. "Questa sera la Francia è tornata in Europa" - ha esclamato nel già citato primo discorso dopo la vittoria / Questo significa la volontà del nuovo capo di Stato di unirsi attivamente per risolvere i problemi dell'Ue.

Allo stesso tempo, sono note alcune caratteristiche del suo approccio a questa costruzione. In primo luogo, è categoricamente contrario all'ingresso della Turchia nell'UE, con la quale nel 2005 sono iniziati difficili negoziati. In secondo luogo, è contrario ai tentativi di rilanciare la costituzione europea, ma sostiene la sua sostituzione con un documento leggero e semplice. Queste due posizioni promettono nuove battaglie tra Bruxelles e Parigi. Pertanto, la Germania che presiede l'UE nella prima metà del 2007 pone particolare enfasi sul ritorno, in una forma o nell'altra, all'idea di una costituzione europea. Ecco perché le prime congratulazioni per la sua elezione, rivolte a N. Sarkozy nelle prime ore dopo l'annuncio della sua vittoria, contenevano chiari accenni insieme alla giusta cortesia. Il presidente della Commissione europea Jose Manuel Barroso ha inserito nel suo testo la speranza che la Francia non blocchi i negoziati con la Turchia, come ha osservato anche il primo ministro turco Recep Tayyip Erdogan. E la cancelliera tedesca Angela Merkel ha espresso il desiderio che il tandem franchista serva la causa dell'ulteriore sviluppo dell'UE. Pertanto, la scelta dell'Eliseo determinerà in gran parte l'ulteriore sviluppo dell'UE e in una serie di aree di fondamentale importanza.

Quanto al resto, il corso di politica estera di N. Sarkozy resta un libro aperto. Naturalmente, il cambio del presidente non significa che gli interessi di politica estera della Francia stiano cambiando, quindi non dovrebbero ancora essere previsti cambiamenti importanti. La parola "finora" nella frase precedente significa che la personalità del leader è ancora in grado di influenzare nel tempo il suo corso politico. C'è stato un cambio di generazioni, figure nate dopo la seconda guerra mondiale, la cui giovinezza è caduta proprio nella guerra fredda, sono state promosse ai primi ruoli a Parigi. La domanda è: gli stereotipi di quel tempo saranno superati nel nuovo ambiente o saranno più forti?

In occasione del 50° anniversario dei Trattati di Roma, molti sostenitori dell'Europa unita ricordano con nostalgia l'"età dell'oro" di Jean Monnet e Robert Schuman. Poi il progresso è diventato possibile grazie alle idee e alle iniziative dei principali politici (francesi). Tuttavia, ora il progetto dell'Unione Europea è in crisi e le élite europee non sono più in grado di ispirare i cittadini con una visione di un futuro comune.Si può infatti osservare che oggi nella maggior parte dei paesi europei l'idea di un L'Europa Unita non è più sotto i riflettori. Viene data sempre più priorità agli interessi nazionali rispetto a quelli paneuropei. Invece di pensare prima a come portare avanti il ​​progetto europeo e a cosa potrebbe essere utile per l'ulteriore sviluppo di una casa comune chiamata "Europa", e solo allora, nella seconda fase, valutare le conseguenze per un determinato paese e prendere misure per l'ammortamento di eventuali difficoltà temporanee, lo spirito dei tempi raccomanda di dare la priorità agli interessi nazionali rispetto ai famosi: come si possono "spingere" gli interessi nazionali a Bruxelles con il massimo successo? Un buon esempio di ciò è la situazione con la preoccupazione ELOS: è difficile per Francia e Germania anche solo immaginare come sia possibile abbandonare la doppia leadership nella JAO quando l'azienda è guidata da due direttori generali che rappresentano, rispettivamente, gli interessi di Francia e Germania.

Dire che l'Europa è in crisi perché la politica non crede più nel progetto di un'Europa unita sarebbe però una grossolana esagerazione. Tuttavia, l'integrazione europea ha raggiunto un punto in cui il prossimo passo significa un cambiamento qualitativo, e questo cambiamento suscita paura. I paesi dell'UE hanno una politica agricola comune, una politica commerciale comune, una politica strutturale comune di uno spazio europeo coerente e persino una moneta comune. Ma è difficile per alcuni politici europei difendere ciò che è già stato realizzato e assumersi la responsabilità di un'ulteriore integrazione europea. Sebbene nessuna politica europea possa impantanarsi nella nostalgia, l'Europa può diventare un progetto di successo solo attraverso sforzi comuni, se si riconosce un valore all'Europa unita.

La recente campagna elettorale in Francia è molto rivelatrice al riguardo. Le osservazioni su questa sponda del Reno non avevano lo scopo di indurre a speculazioni sul miglior candidato, né a conferenze sulla migliore politica europea possibile dal punto di vista tedesco, ma piuttosto il loro scopo era di continuare un dialogo positivo e costruttivo tra i Partner tedeschi e francesi.

In primo luogo, si precipita nel gas che il tema "Europa" è stato discusso nell'attuale campagna elettorale in Francia come argomento secondario. Ciò è comprensibile in linea di principio: le questioni di politica interna che si ritiene incidano direttamente sugli interessi dei cittadini sono al centro della lotta elettorale, siano esse, ad esempio, il potere d'acquisto della popolazione o il ruolo della polizia nelle periferie. Occorre però distinguere due campagne parallele: da un lato, per l'elezione del Presidente, dall'altro, per l'elezione dei membri dell'Assemblea nazionale. Il Presidente della Repubblica francese, in quanto membro del Consiglio d'Europa, è un'unità istituzionale significativa a livello europeo e deve posizionarsi nel campo della politica europea. Si ha però l'impressione che l'Europa – soprattutto dopo il 29 maggio 2005 e il “no” del popolo francese al Trattato costituzionale europeo – sia un tema molto delicato per i politici.

D'altra parte, gli europei si aspettano che la politica francese sia contraria all'atteggiamento pessimista dei cittadini francesi verso un'Europa unita. Nel giugno 2007, la Presidenza tedesca del Consiglio dell'UE presenterà un piano per un futuro Trattato costituzionale. Le squadre del nuovo presidente e primo ministro saranno richieste nella politica europea subito dopo il loro insediamento. Nella seconda metà del 2008 il Consiglio dell'UE sarà presieduto dalla Francia, che richiede esperienza sulla scena politica europea.

Pertanto, è urgente che vengano dalla Francia impulsi per il futuro dell'integrazione europea.

Molti studi analitici affermano che la Francia non è stata in grado di digerire l'ultimo allargamento dell'UE. Sicuramente, l'interesse ad espandersi a est in Germania è maggiore che nella Francia orientata a sud. In questo contesto va intesa la proposta di Nicolas Sarkozy per una "unione mediterranea". È responsabilità dell'UE promuovere attivamente lo sviluppo dei paesi mediterranei verso economie di mercato democratiche di successo e lo stato di diritto. Si può presumere che il Portogallo porrà gli accenti di conseguenza durante la sua Presidenza del Consiglio dell'UE.

Sono attesi impulsi più forti dal nuovo governo francese per l'ulteriore sviluppo dell'UE. Allo stesso tempo, parallelamente alla cooperazione franco-tedesca, che ha avuto tanto successo in passato, dovrebbe coinvolgere anche altri membri dell'UE in una politica comune al fine di sviluppare una nuova visione per il futuro sviluppando una visione comune per l'Europa, realizzando progetti comuni, o con il potere di persuasione dei loro leader politici. Tuttavia, l'Unione Europea è ora a un punto di svolta nel suo ulteriore sviluppo, senza una visione comune del futuro elaborata da entrambi i paesi. Una tale visione non è una questione di possibilità, ma una questione di desiderio. Sono riusciti a scrivere un libro comune sulla storia, ora dovremmo continuare a scrivere una storia comune.


Capitolo 3. Questione culturale nelle relazioni tra i due paesi 3.1 Vita culturale nella Repubblica Federale Tedesca e nella Repubblica Francese

La Germania è un paese di poeti e pensatori. La Germania ci ha dato Goethe, Bach, Beethoven. Eppure questa nazione culturale non ha una competenza culturale veramente nazionale. La cultura è affare delle terre, come è scritto nella Legge fondamentale. I Länder si considerano guardiani e mecenati del federalismo nel campo della cultura in Germania. Perché, a rigor di termini, le questioni culturali in Germania sono qualcosa che la nazione nel suo insieme non può o non dovrebbe regolamentare? La cultura tedesca come mezzo per esprimere la nazione tedesca sin dai tempi dell'imperatore Guglielmo, dalla fine del XIX secolo, è stata sospettata di megalomania. La catastrofe del nazionalsocialismo alla fine portò a un graduale riorientamento. Dopo la seconda guerra mondiale, si approfondisce la comprensione che la Germania potrebbe tornare nella comunità mondiale solo se evitasse qualsiasi apparenza di eccessivo pathos culturale nazionale. Ciò a sua volta ha portato all'abbandono di qualsiasi politica culturale nazionale in Germania. Le istituzioni culturali sono più sparse in tutto il paese che nella maggior parte degli altri stati. Il federalismo culturale suscita ambizione negli stati federali. La politica culturale è la politica di creare condizioni favorevoli per l'economia. Il Baden-Württemberg si pubblicizza apertamente utilizzando la cultura come "attrazione di investimenti morbidi". Anche la promozione del cinema è diventata uno degli strumenti di gestione della Confederazione. il denaro viene da dove c'è produzione. La regione mineraria e siderurgica della Ruhr, che fa parte della Renania settentrionale-Vestfalia, si è trasformata con successo in un paesaggio culturale dalla fine del XX secolo. Lig è a Berlino dal 1998 come Ministro di Stato per gli Affari Culturali presso l'Ufficio del Cancelliere federale. E da allora, la Germania percepisce di nuovo questa o quella questione culturale come un affare dell'intera nazione.

Il sistema di promozione della cinematografia a livello federale è stato riorganizzato ed è stato istituito il Fondo federale per la cultura. Allo stesso tempo, Berlino sta diventando sempre più una calamita culturale, oggi è un campo di potere culturale unico, un crogiolo di culture, nei cui musei si riflette l'intera storia dell'umanità. Il memoriale dell'Olocausto nel centro della città è una prova dell'età scolpita nella pietra, a dimostrazione di come una nazione colta come i tedeschi gestisce la sua storia. Prova impressionante che nel nuovo millennio si è resa necessaria una politica culturale a livello nazionale. Il federalismo nel campo della cultura, prescritto dalla Legge fondamentale, può essere preservato, rimane il garante di una vita culturale versatile e di alta qualità in tutta la Germania.

La scena culturale in Germania è varia: ci sono circa 400 teatri e 140 orchestre professionali nell'area tra Flensburg e Garmisch-Partenkirchen.600 musei d'arte con le loro diverse collezioni di importanza internazionale formano un paesaggio museale unico. La giovane pittura tedesca, ben nota in altri paesi, ha un carattere vivace. La Germania è una delle più grandi nazioni del libro (80.000 nuove edizioni e ristampe all'anno) 350 quotidiani e migliaia di riviste testimoniano il pulsante panorama dei media. Un nuovo successo segna il cinema tedesco - e non solo nei cinema tedeschi, ma anche in molti paesi del mondo.

La politica estera culturale ed educativa, insieme alla diplomazia classica e alla politica economica estera, è il terzo pilastro della politica estera tedesca. Il suo obiettivo è dimostrare l'immagine della Germania moderna, promuovere il processo di integrazione europea e la comprensione reciproca tra i popoli. Il Ministero federale degli affari esteri attua da solo solo in parte la sua politica culturale. In misura maggiore, lo affida ad organismi intermediari, ad esempio l'Istituto. Goethe o l'Istituto per le Relazioni Culturali Internazionali. Istituto. Goethe ha 144 centri culturali in 80 paesi, 16 dei quali in Germania. Offrono corsi di tedesco, assistono insegnanti di tedesco all'estero, organizzano letture letterarie, eventi teatrali e cinematografici e discussioni. Na si concentra principalmente sul dialogo culturale, organizzando, ad esempio, mostre itineranti e simposi internazionali. Dal 2003 centri culturali e la società. principalmente nell'Europa centrale e orientale, finanziata attraverso la cooperazione tra il Ministero degli Affari Esteri tedesco e fondi di pubblica utilità. Le scuole tedesche all'estero sono di grande importanza. Esistono 117 scuole di questo tipo con 70.000 studenti (di cui 53.000 non tedeschi). Le scuole sono gestite da organizzazioni private che le supportano principalmente attraverso tasse universitarie e donazioni. Dopo gli attentati terroristici dell'11 settembre 2001, il ministero degli Esteri tedesco ha avviato un programma speciale "Dialogo culturale islamico-europeo", progettato per aiutare a migliorare la comprensione reciproca.

Poco prima dell'inizio del nuovo millennio, il cinema tedesco è stato risvegliato dal suo letargo dall'esplosivo film di Tom Tikwer Run Lola Run (1998). Una commedia sperimentale su Lola dai capelli rossi, sul destino, l'amore e il caso, riflette le sensazioni della vita della fine degli anni '90. La disperata corsa contro il tempo di Lola a Berlino è stata vista in tutto il mondo come una metafora dello spirito irrequieto dell'epoca. Con questo film, il regista Tom Tikwer e interpretato da Franka Potente ha ottenuto una svolta a livello internazionale. Nel cinema tedesco inizia un periodo di ripresa. Per la prima volta dai tempi del grande Rainer Werner Fasbieder (1982), l'estero guarda ancora con interesse al cinema tedesco, che gode di un successo internazionale: l'Oscar per Nowhere in Africa (Caroline Leik, 2002), l'Orso d'oro alla Berlinale per Head on the Wall (Fatih Akin, 2004). Tuttavia, a differenza dei tempi di Fassbinder, l'interesse non è mostrato in una particolare scuola di creatori di cinema d'autore, ma in vari registi con il proprio stile. Vecchi maestri come Wim Wenders, Volker Schlöndorff e Werner Herzog sono ancora coinvolti nel processo, ma altri stanno suscitando scalpore oggi.

Il cinema tedesco è in crescita grazie a un genere che prima non godeva di buona fama, grazie alla commedia. La tragicommedia "Goodbye, Lenin" (Wolfgang Becker, 2003) è un successo in quasi 70 paesi, poiché racconta il crollo del socialismo. A sua volta, la commedia di Hans Weingartner "Educators" (2004) solleva in forma radicale i temi degli oppositori della globalizzazione. Le commedie tedesche hanno successo perché le storie "nazionali" che raccontano trattano temi universali. Tuttavia, i realizzatori traggono materiale per le loro storie da ciò che sta accadendo nel loro paese. Con una forza mozzafiato, Fatih Akin, un hamburger di origine turca, racconta la vita dei turchi in Germania. Nel suo dramma incoronato d'alloro "Head on the Wall" (2004), in modo duro e preciso, ma senza lacrime, porta sullo schermo la storia d'amore di una donna turca e di un turco che vivono in Germania. L'autenticità, una visione chiara della vita è discussa anche nei film di ricerca socio-realistica di Andreas Dresen. Nei suoi film, cattura la vita di tutti i giorni nella Germania dell'Est con una fotocamera portatile. L'interesse per i punti di svolta nella vita della società fa emergere dallo stupore e uno sguardo retrospettivo su aspetti dolorosi della storia della Germania. Il dramma storico "Sunset" (2004) di Oliver Hirschbiegel rompe il tabù e mostra Hitler non come un mostro, ma come un uomo. In "Sophie Scholl" (2005), Julia Yencz crea un'immagine grandiosa dell'eroina, una combattente della resistenza e per questo riceve un premio cinematografico tedesco. L'ascesa del cinema tedesco si basa su molti fattori. Quindi, il cinema tedesco ha buone prospettive per il futuro.

La ricchezza del panorama mediatico tedesco è completata da radio e televisione. Nati negli anni '20 (radio) o 1950 (televisione) come programmi di diritto pubblico, alla fine degli anni '80 formavano uno spettro eterogeneo di un duplice sistema composto da diritto pubblico ed emittenti private. Oggi, circa 300 stazioni radiofoniche competono tra loro, per lo più di natura locale o regionale. Insieme a circa 60 emittenti radiofoniche pubbliche, ce ne sono quasi 240 commerciali. In generale, nella sua storia, la radio ha subito un cambiamento nelle sue funzioni. Con l'avvento della televisione è diventato più un mezzo parallelo, ma in termini di utilizzo la radio è più alta della televisione, a cui i tedeschi dedicano una media di poco più di 3 ore al giorno.

La televisione si divide in pubblico e privato, sovraregionale e regionale, a programma completo e tematico. La televisione di diritto pubblico trasmette 12 programmi nazionali, 8 regionali - che vengono ricevuti principalmente via cavo o satellite - e 3 programmi transnazionali ("Deutsche Welle") come emittente che trasmette all'estero; "arte", canale franco-tedesco; canale culturale austro-tedesco). Grazie a questo numero di emittenti, un fatturato totale di oltre 5 miliardi di euro da canoni TV e ricavi pubblicitari e altri ricavi, e una quota di mercato molto elevata, la televisione pubblica tedesca è una delle istituzioni più grandi tra le sue pari. .

Nel 2000, il Ministero della Cultura francese disponeva di un budget di 16.039 miliardi di franchi (45 miliardi di euro), ovvero lo 0,98% del bilancio statale. I finanziamenti per la cultura sono saliti a 75 miliardi di franchi (11,43 miliardi di euro) e sono erogati per metà dallo Stato e per metà dai collettivi territoriali. Le famiglie francesi spendono in media 6.700 franchi (1.02,41 euro) all'anno in cultura, tempo libero, sport e giochi, ovvero il 3,5% del budget di una famiglia.

Nel 1998 sono stati pubblicati 47.168 titoli di libri, di cui 24.514 nuove edizioni e 22.654 ristampe; nel 1998, 311 case editrici hanno venduto 415 milioni di copie di libri. Il fatturato degli editori nel 1998 è stato di 16. miliardi di franchi (2,44 miliardi di euro) Quotidiano il 36% dei francesi legge 1 quotidiano 7 periodici nazionali e 160 regionali (quotidiani o settimanali) Diffusione totale annua di 9 miliardi di copie Tra le prime cento hanno una tiratura di oltre 1 milione di copie, e 8 periodici oltre 500.000 copie Ci sono 1.354 copie di periodici ogni mille abitanti I francesi sono considerati la nazione che legge le riviste illustrate.

O "approfondire" o sostiene la loro attuazione simultanea. Queste quattro "scuole" corrispondono alle posizioni reali dei membri più importanti dell'UE: Gran Bretagna, Germania e Francia. La prima scuola, secondo Wessels, dà priorità all'allargamento dell'Unione Europea. Questa posizione si basa sui seguenti argomenti. Innanzitutto, dopo i cambiamenti avvenuti nell'Europa centrale e orientale, ci deve essere...

Da uno o più documenti - ad esempio, la Dichiarazione dei diritti e delle libertà, nonché documenti che definiscono la struttura istituzionale dell'UE e il grado della loro competenza); cambiamenti nella struttura istituzionale dell'Unione Europea. L'opzione di una nuova delimitazione delle competenze tra l'UE e gli Stati membri e un ripensamento di alcuni settori di attività dell'UE (economico, ...

Sputnik internazionale

Francia e Germania - due dei più stretti alleati in Ue e Nato - continuano la loro cooperazione dopo la rielezione di Angela Merkel alla carica di Cancelliere federale tedesco. È importante notare che subito dopo le elezioni, la Merkel ha fatto la sua prima visita all'estero in Francia. A Parigi, i leader dei due paesi europei hanno deciso di colmare le loro divergenze e formulare una tabella di marcia per le riforme della zona euro.

Pertanto, il neoeletto cancelliere cerca di mantenere la promessa del nuovo governo tedesco - ""per dare un nuovo inizio"" per l'Europa. Quanto al presidente francese, da quando è salito al potere nel maggio dello scorso anno, l'obiettivo centrale della sua politica europea è stato anche un esame approfondito delle relazioni nell'eurozona. Quindi - un nuovo terreno di cooperazione.

Lo scopo della riforma, secondo i politici, è la stabilizzazione economica dei 19 paesi dell'eurozona e aumentarne la competitività in un blocco monetario unico. Entro giugno dovrebbe essere pronta la tabella di marcia delle riforme, che comprende anche il sistema bancario, le questioni di bilancio e il sistema fiscale.

Infatti, Francia e Germania sottolineano ancora una volta le loro posizioni di primo piano nell'Unione Europea ed esprimono la loro disponibilità a una stretta collaborazione.

Tuttavia, non tutto sta andando liscio come potrebbe sembrare a prima vista. Ad esempio, i membri del blocco conservatore della Merkel sono diffidenti nei confronti di un'integrazione europea più completa, soprattutto se ciò significa che la Germania - la potenza economica europea - unirà rischi e debiti con altri paesi finanziariamente meno stabili.

Per quanto riguarda le questioni di politica estera, in relazione alla Russia, ad esempio, l'Occidente non cambia posizione. Ciò è stato dimostrato ancora una volta dalla fusione delle posizioni e dal sostegno reciproco di Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia e Germania sul caso Skripal.

Francia e Germania sono unite anche in altre questioni di politica estera in cui la loro opinione contraddice gli approcci statunitensi, ad esempio, nelle relazioni con l'Iran e gli stati del Medio Oriente in generale. Il fatto è che Stati Uniti e Gran Bretagna, secondo molti analisti, stanno facendo pressioni sull'Ue, oltre che sulla Nato, quindi il clima di indipendenza e libertà dagli Stati Uniti sta diventando sempre più attivo nell'unione.

Inoltre, a gennaio, la Merkel ha invitato l'Unione europea a garantire l'unità della politica estera sullo sfondo dei disaccordi con i principali attori internazionali, ovviamente, Stati Uniti compresi. Tuttavia, le relazioni apparentemente strette tra Francia e Germania sono tutt'altro che ideali.

La Germania, un paese dell'Europa occidentale economicamente potente e riservato agli interventi militari, ha una sua visione sul suo continente e soprattutto nell'Europa centrale e orientale. E la Francia, membro permanente del Consiglio di sicurezza dell'ONU, con un potente esercito, armi nucleari e zone di influenza privilegiate nel sud, in particolare in Africa, mantiene le sue ambizioni nella politica mondiale e sta cercando di sviluppare relazioni separate dall'Unione Europea con Cina e India. La Germania accettò gelosamente il tentativo della Francia di agire come rappresentante unico dell'Europa, mentre la Germania era impegnata nel difficile processo di formazione di una nuova coalizione.



superiore